Ancora sotto la luce dei riflettori gli obbligazionisti Italiani. Ancora una volta sul banco degli imputati salirà l’emittente insolvente ed a cascata il collocatore, l’intermediario etc. Dopo i tango bond, Parmalat, Ciro, Lehman, Freedomland, Fin.Part, Giacomelli,…..proprio in questi giorni il sole24ore riporta articoli e lettere dei risparmiatori che hanno come oggetto l’emissione di bank of Ireland 2019 e mi sembra di rivivere le stesse circostanze che hanno caratterizzato le vicende degli obbligazionisti Italiani dal 2000 ad oggi. Ancora una volta i tribunali dovranno occuparsi dei diritti dei risparmiatori in quanto obbligazionisti, di contratti di collocamento e di negoziazione, di profili di rischio etc. e ancora una volta verranno bruciati milioni di euro di risparmio della nostra nazione considerando che la media dei rimborsi ottenuti dagli obbligazionisti di emittenti insolventi raramente ha superato il 15%. Questi sono i costi sociali della scarsa cultura finanziaria del nostro paese (includendo anche gli operatori del settore) che fino al 2000 era anestetizzato dallo stato mamma ed i suoi BOT e che da quella data ha iniziato, complice il calo dei tassi, ad acquistare attività finanziarie diverse dai BOT alla ricerca di rendimento. L’approccio seguito nella ricerca del rendimento è stato quello di cercare il migliore tasso disponibile ad una certa scadenza spesso dimenticando la regola del rapporto rendimento rischio. Bank of Ireland non poteva essere collocata in Italia in quanto non autorizzata dalla Consob eppure il sole24ore riporta ancora una volta lettere di risparmiatori che si lamentano per la vicenda. Bank of Ireland declina ogni responsabilità adducendo ad una clausola contrattuale che prevedeva il rimborso di un penny ogni 1000 sterline investite nel caso che si è verificato. Ma allora la colpa di chi è ? Ma certo degli intermediari ! Non importa se non poteva essere collocata in Italia, se non poteva essere consigliata dalla banca in quanto negoziata sul mercato in modo autonomo dal cliente, se era una subordinata etc. Scommetto che tutti coloro che hanno in portafoglio questo titolo ignorano che l’obbligazione di cui sopra in quanto subordinata è una via di mezzo tra una obbligazione ordinaria ed un’azione e che al rendimento a cui l’hanno comprata si poneva diversi punti base sopra un investimento “sicuro” o a basso rischio. Non cercherò in questa sede di individuare la colpa dell’intermediario incompetente o dell’avidità del risparmiatore retail che ha portato all’inserimento in portafoglio di questi strumenti bensì la mancata regola generale della diversificazione attraverso un fondo/etf che eviterebbe di riempire pagine di giornali con lettere di risparmiatori sconvolti per il mancato rimborso di una obbligazione.
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