Facendo un pò di ordine nel mio ufficio in questi giorni mi è capitato tra le mani il libro “Stock for the long run” di J.Siegel (http://www.jeremysiegel.com/) acquistato dal sottoscritto in lingua originale nel lontano 1998…in tempi non sospetti. Il mio pensiero non ha potuto fare a meno di ricordare ciò che è successo negli ultimi 11 anni ed un sorriso spontaneo è apparso sulle mie labbra.Eppure ricordo che Siegel, nella sua analisi sul mercato azionario americano, ci snocciolava delle statistiche analizzando i dati dal 1802 al 1996 da cui si evinceva che la probabilità di successo del mercato azionario sui titoli di stato a breve termine sui vari holding period era stata la seguente:
1 anno 64,3%
5 anni 75,4%
10 anni 84,6%
20 anni 99,1%
Ovviamente, per un giovane baldanzoso come me che si stava apprestando a svolgere l’attività del consulente finanziario, ben presto il libro sostituì la bibbia sul comodino. Sembrava tutto così semplice guardando il passato, sarebbe stato sufficiente mantenere un holding period di 5 anni per avere un 75% di probabilità di battere il BOT e qualora fosse andata male su un orizzonte di 5 anni (il che sarebbe stato assai improbabile) sarebbe stato sufficiente allungare il periodo di detenzione del portafoglio azionario a 10-15 anni per avere la quasi certezza statisica di ritorni non solo ampliamente superiori ai bot ma addirittura superiori a qualsiasi attività finanziaria e reale. Così, oggi, sono andato a fare delle verifiche sugli indici per capire se anche su orizzonti lunghi il mercato azionario mondiale a pagato il risparmiatore per il rischio corso anche in questi ultimi anni. Allo stato attuale, come appare dai grafici qui sotto esposti, il World index in valuta locale ha dato i seguenti risultati:
-23,55% a 5 anni
2,5% a 10 anni
36,6% a 15 anni
95,58% a 20 anni
A 5 anni la battaglia con i cosiddetti free risk (qualora esistano ancora) è persa e quindi saimo rientrati in un periodo che si manifesta dal 1802 ad oggi nel 25% dei periodi presi inconsiderazione. A dieci anni la battaglia è persa e quindi siamo rientrati in quel 15% di casi sfavorevoli accaduti nel secolo. Ma a quindici anni ecco spuntare un risultato positivo ed a 20 anni un risultato ancor più positivo ma inferiore a quello che si sarebbe potuto ottenere investendo in una attività finaziaria a breve termine quale il BOT e quindi siamo ricaduti in quel 5% scarso di probabilità di fallire l’obiettivo. Ne traggo varie conclusioni:
- un grande errore che gli investitori fanno è quello di sottostimare l’holding period
- per periodi superiori a 17 anni le azioni non danno mai rendimenti reali negativi
- il premio per il rischio che l’azionario consegna è proprio dovuto al fatto che i rendimenti si distribuiscono in modo aleatorio nel breve termine
questo lungo termine quindi può essere anche superiore a 20 anni ma esistono delle short cut o scorciatoie che oggi possiamo prendere per non dover aspettare così a lungo. Se analizziamo bene il grafico qui sotto appare evidente come il mercato crea dei trend ben definiti e lunghi di rialzo e ribasso. Bene, l’individuazione di questi trend, ci può aiutare a spingere l’asset quando il trend è rialzista e difendere (con meno equity) quando è ribassista. Una gestione fortemente attiva azionaria tramite un fondo azionario internazionale di grande qualità avrebbe ulteriormente migliorato il risultato. Quindi niente miracoli, ma un forte miglioramento della performance che comunque rimarrebbe a 20 anni pur sempre fortemente positiva anche con il compra e tieni. Ma allora devo tenere le azioni 20 anni ? Forse no, ma dedicare all’investimento azionario il denaro che non ti servirà fino alla pensione è un giusto approccio. Visto in questo senso, queste crisi apparirebbero come grosse opportunità !