Vorrei ritornare sul tema della diversificazione in quanto una delle poche regole negli investimenti che ancora non è saltata. Mi rivolgo a tutti coloro che ostinatamente e non curanti del passato e del presente vengono a chidermi quel titolo in particolare, quella obbligazione, o quel tasso. Mi rivolgo inoltre a tutti coloro che credono possibile per una persona comune, che spesso si occupa di altro, battere il mercato di riferimento. Mi rivolgo a tutti coloro che sono alla ricerca di extrarendimenti e che pensano di fare i furbi avendo trovato la scorciatoia per i loro investimenti. Ho cercato di rappresentare la problematica riferendomi al noto del risparmiatore italiano ovvero il mercato azionario Italiano. Ciò mi è venuto in mente in questi giorni osservando numerosi portafogli e trovando al loro interno ancora azioni dai nomi altisonanti quali Telecom, ST Microelectronics, Seat pagine gialle, etc., mantenuti e custoditi gelosamente quasi fossero dei reperti archeologici. Alla mia domanda sul perchè, dopo tutto ciò che è accaduto,non avessero tratto insegnamento e quindi venduto le azioni i risparmiatori mediamente hanno risposto che comunque sarebbe stato un peccato vendere…Mi è balzato immediatamente alla mente il fatto che negli investimenti siamo avversi alle perdite e che ciò influenza la decisione di vendere o tenere un investimento. Sarebbe bello pensare che le decisioni di investimento siano prese sulla base di scelte oggettive e razionali, analizzando almeno tutte le informazioni disponibili. Tuttavia, l’homo oeconomicus non esiste e sempre più spesso ci troviamo a fare i conti non scelte dettate dal momento, dallo stato d’animo, dalle influenze delle fonti di informazione o peggio ancora da quelle effettuate dagli amici. Già, tutti quelli che in qualche modo entrano in contatto con noi nella nostra quotidianità influenzano le nostra decisioni. Detto questo, non sarebbe più opportuno ed economicamente sano accettare che non è possibile per noi risparmiatori battere il mercato nel lungo termine ? A tale scopo diamo una occhiata al grafico qui sotto rappresentante l’indice azionario Comit globale Italia dal massimo del mercato nel 2000 ad oggi raffrontato con due titoli che avrebbero dovuto essere il futuro in quel momento e che sono stati comprati a piene mani dagli investitori. Inseriamo anche un outsider ovvero un fondo gestito attivamente sul mercato azionario Italia per capire se qualche gestore ha maggiori capacità di noi.
Performance-01/03/2000 A: 30/11/2011
FidelityItalySicav A -17%
Comit Globale -62%
STMicroelectronics N.V -93%
Tiscali -99,98%
Chiaramente, come evidenziato sopra, acquistare titoli singoli, ci avrebbe portato a danni irreparabili. Faccio notare che in quel momento sarebbe stata una scelta ovvia e giustificata dalle grandi prospettive dei settori di appartenenza scegliere quelle due aziende. Eppure ancora una volta affidarsi ad un indice rappresentativo del listino Italiano ci avrebbe portato ad un risultato più sano ed economicamente comfortevole. Ricordo che gli indici oggi sono replicabili con ETF. Certo, in questo modo viene anullata la nostra capacità di fare previsioni ed a monte può essere visto come una sconfitta nei confronti del mercato ma si tratta solo di una presa di coscienza dell’impossibilità di battere l’indice e di ciò che può succedere a chi cerca di intraprendere questa strada. Abbinando l’indice ad un gestore fortemente attivo quale Fidelity Italy sarebbe anche stato possibile battere il mercato ma questa è un’altra storia…….