Come ogni anno a dicembre molti Italiani dovranno decidere se sottoscrivere un fondo pensione e/0 l’ammontare da destinare a questa parte del proprio risparmio. Probabilmente, per assumere questa decisione, alcuni si confronteranno con i propri agenti, consulenti e nella migliore delle ipotesi con commercialisti ma molti non si consiglieranno con nessuno poichè non prenderanno nemmeno in considerazione la previdenza. Polizze sottoscritte in passato con scarsi risultati a scadenza, scarsa propensione a ragionare sul lungo termine, difficoltà nel pensare ad una accumulazione che diventerà rendita e difficoltà di comprendere un complicato decreto legge http://www.tfr.gov.it/TFR/MenuAlto/dlgs51205n252.htm sui fondi pensione sono solo alcune delle cause che in Italia non fanno decollare i fondi pensione. Ma questo nuovo decreto salva Italia fornisce solo motivi in più per scegliere il fondo pensione come strumento di investimento a lungo termine. Il primo elemento è la non applicazione dell’imposta di bollo a questi strumenti. Ricordiamo in questa sede infatti che il governo Monti introduce un’imposta di bollo proporzionale dello 0,10% con un minimo di 34,20 euro su tutti gli strumenti d’investimento quali fondi, titoli di stato, compresi certificati di deposito e polizze assicurative ma non sui fondi pensione. Sarà interessante allora vedere come le persone reagiranno quando andranno a vedere alla scadenza il rendimento di un buono postale fruttifero da 1000 euro con l’applicazione di questo bollo…….Il legislatore quindi pone l’accento sulla deducibilità del premio fino a 5164 euro in fase di accumulazione della parte volontaria e datoriale ed una tassazione delle prestazioni del 15% che scende fino al 9% in caso di adesione prolungata che se raffrontata alla tassazione del tfr a scadenza tassato con aliquota pari a quella media Irpef pagata dal lavoratore nel quinquennio precedente (attualmente l’aliquota Irpef più bassa è del 23%) rende la scelta del fondo pensione estremamente più conveniente del TFR. Il legislatore ha lasciato la tassazione dei rendimenti dei fondi pensione all’ 11% contro un 20% di tutti gli altri strumenti finanziari esclusi i titoli di stato che comunque rimangono al 12,5%. Aggiungiamo ai vantaggi fiscali il contributo del datore di lavoro che non viene versato se il lavoratore non ha optato per versare il TFR nel fondo pensione e sempre di più risulta difficile capire perchè il 77% dei dipendenti privati non ha ancora aderito in Italia ad un fondo pensione. La sempre maggiore pressione fiscale accompagnata alla difficoltà di ridurre il reddito imponibile richiama anche all’attenzione la possibilità di dedurre fiscalmente le somme versate alla previdenza complementare per i familiari a carico (coniuge, figli) fino ad un massimo di 5164 euro. Che dire inoltre della possibilità (di questi tempi nemmeno così remota) di un eventuale fallimento dell’azienda che detiene il TFR del lavoratore per autofinanziarsi ? Questi ed altri interrogativi dovrebbero porsi i risparmiatori soprattutto dopo l’ennesimo decreto che accellerando il passaggio al contributivo significherà per gli under 40 una pensione stimabile nell’intorno del 60% della retribuzione. Chissà se la campagna informativa della Fornero, insieme alla busta arancione che arriverà (finalmente) nella casa degli italiani con indicazione di quanto percepiranno quando andranno in pensione con l’attuale sistema contributivo, servirà da campanello d’allarme !
.