Ho avuto l’occasione di leggere diversi testi riguardanti la diatriba tra i risultati raggiungibili attraverso una gestione professionale o il fai da te. Basterebbe fare riferimento ad un testo italiano quale quello scritto da Beppe Scienza dal nome “Fondi, polizze e Parmalat.Chi è peggio” per farsi una idea sulla rotta da seguire per gestire i propri risparmi in modo ottimale. Oppure sarebbe sufficiente leggere Peter Lynch in “One up on wall street” per farsi una opinione completamente diversa sulla convenienza di avere una gestione professionale o fare da se. Ma allora che fare ?
Come al solito, dipende…….tuttavia l’evidenza empirica viene in nostro aiuto per fornire indicazioni utili in merito. Vero è che la media del pollo non è sempre una indicazione utile per tutti ma è altresi vero che studiare i comportamenti degli individui investitori nel loro insieme ed i loro risultati può essere di aiuto. Ciò è stato reso possibile soprattutto grazie alla possibilità di utilizzare ampie banche dati, riguardanti le operazioni effettuate da migliaia di individui. Le banche dati sono state rese disponibili da tempo da alcuni discount broker statunitensi. Barber e Odean sono i ricercatori più attivi nell’analisi di queste banche dati negli USA. Essi cercano di interpretare le operazioni di investimento svolte dagli individui facendo particolare riferimento alla tendenza degli individui ad essere troppo fiduciosi in se stessi. In alcune analisi http://faculty.haas.berkeley.edu/odean/ , Barber e Odean analizzano la relazione tra la quantità di turnover (vale a dire la frequenza degli acquisti e delle vendite di titoli azionari in un certo periodo di tempo) e il rendimento conseguito dall’investitore. Gli individui inclusi nel campione (di oltre 66mila soggetti) non hanno una particolare capacità di selezione dei titoli e non tendono perciò a guadagnare di più facendo molte transazioni. Al contrario, l’aumento dei costi di transazione associati al maggior turnover non viene compensato da più elevati rendimenti medi, lasciando quindi una relazione inversa tra transazioni e rendimenti. In altre analisi Barber e Odean trovano che i titoli che in genere vengono venduti dagli individui hanno una variazione futura dei prezzi (per un periodo sino a due anni dopo l’operazione) più ampia dei titoli che vengono acquistati. Inoltre gli studi rivelano la tendenza degli investitori a detenere titoli in perdita eccessivamente a lungo, quasi come se il mantenimento in portafoglio rappresentasse il rifiuto della disponibilità a riconoscere l’errore effettuato nell’acquistare un titolo il cui prezzo è poi sceso. Ovvero il comportamento degli investitori individuali è lontano dall’essere razionale. Ma ritorniamo all’Italia ed utilizziamo dei dati forniti dal principale discount broker italiano per toccare con mano i risultati degli investitori fai da te.
Il grafico illustra i rendimenti medi cumulati ottenuti da dicembre 2009 al 31 marzo 2012 dei portafogli clienti sotto contratto di consulenza e dei portafogli fai da te. In particolare i portafogli costruiti in consulenza ovvero con il servizio di fee annua pagata al broker e promotore per la costruzione del portafoglio ed il monitoraggio nel tempo dello stesso hanno generato mediamente molto più rendimento e minore rischio dei portafogli non messi sotto consulenza. Un altro aspetto molto importante è che la peggiore performance è stata generata dai portafogli di amministrato e gestito (fondi, etf) non in consulenza. Là risiedono anche coloro i quali comprano e vendono azioni, obbligazioni e tutti gli altri strumenti non gestiti professionalmente . L’evidenza empirica non sembra giocare a favore del fai da te anche in Italia.