Il pericolo CAC sui BTP

Dopo lo SPREAD gli Italiani dovranno prendere dimestichezza con le CAC. Si tratta delle clausule di azioni collettive introdotte da vari stati in seguito ad un accordo stabilito dai paesi Europei che hanno aderito al fondo salva stati ESM. In particolare il decreto ministeriale 96717 del 07 dicembre 2012 pubblicato in gazzetta ufficiale il giorno successivo applicativo della direttiva europea 2012 visibile a questo link ( http://europa.eu/efc/sub_committee/pdf/supplemental_explanatory_note_on_the_model_cac_-_26_march_2012.pdf), non fa altro che recepire le direttive dell’ESM in fatto di obbligazioni governative. Ma cosa dice questo decreto in sintesi ?

Almeno il 45% di tutte le nuove emissioni governative a partire da gennaio 2013 con scadenza superiore a 12 mesi saranno soggette alle clausule di azioni collettive che consentono ad uno Stato di ristrutturare il proprio debito se esiste una maggioranza qualificata (almeno i due terzi dei creditori). In buona sostanza tutti i creditori saranno costretti ad aderire alla ristrutturazione del debito pubblico qualora lo stato decida in questo senso. Ristrutturare il proprio debito significa per uno stato una o tutte queste cose ovvero decurtare il valore nominale, modificare la scadenza del titolo, la cedola, etc. La normativa è stata fatta per obbligare anche i piccoli risparmiatori ad accettare la ristrutturazione poichè nei casi già accaduti si è capito che è molto più facile convincere le banche e gli investitori istituzionali in genere piuttosto che i piccoli risparmiatori. Tutto è nato nel maggio 2012 in occasione della ristrutturazione del debito greco e tali norme sono state imposte quindi in quell’occasione con effetto retroattivo in modo da modificare a posteriori la normativa che regolava i titoli di stato greci. Gli stati che vorranno accedere al fondo salva stati Europeo dovranno recepire queste direttive.
E noi ci siamo adeguati in fretta !
Il nostro stato provvederà quindi a sostituire gradualmente i titoli vecchi senza CAC con titoli di nuova emissione con le CAC al fine di poter procedere (qualora fosse costretto) ad una ristrutturazione soft dei nuovi titoli senza creare un disequilibrio importante sui vecchi bonds. Ci sarebbe da chiedersi se i rendimenti dei titoli con e senza CAC saranno uguali ?
Nei prossimi  mesi capiremo se ci saranno degli scostamenti ma non sarebbe azzardato pensare che gli investitori preferiscano titoli emessi senza CAC. Ma usciamo dall’aspetto tecnico del decreto che ciascuno di noi potrà valutare se desidera leggendolo. Ciò che mi colpisce è che le regole del gioco sono cambiate e forse non tutti l’hanno capito. Guardiamo a tale scopo una tabella dei rating dati all?Italia dalle principali agenzie di rating.

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Certo, si potrà obiettare a questo punto che le agenzie di rating non sono credibili ed affidabili dopo tutto quello che è accaduto, ma di fatto i loro giudizi hanno ancora un peso molto importante nei parametri utilizzati dagli investitori istituzionali e non. A mio modo di vedere le CAC hanno quindi un influenza maggiore quando vengono allegate al prospetto informativo delle emissioni del nostro paese rispetto a quando vengono applicate ad emissioni governative di paesi più virtuosi del nostro e con maggiore rating.

Immaginate di essere un investitore estero e di non conoscere nulla dell’Italia se non qualche nozione storica e turistica…..vi fidereste di un rating quasi speculativo ?

E se a ciò si aggiungesse che il paese fa parte di una unione che ha imposto una ristrutturazione del debito ad un proprio paese attraverso applicazioni di clausule di azioni collettiva in forma retroattiva ?

Forse si ma più probabilmente non più del 10% del proprio portafoglio o di quella parte del proprio patrimonio che sareste disposti a perdere !

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Informazioni su gianlucabati

Consulente finanziario Finecobank
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