“Fallimenti pilotati” delle banche e lo scarso appeal per i fondi comuni

E’ proprio di questi giorni la notizia che i ministri economici e finanziari dell’Ue sono riusciti a trovare un accordo sul sistema di risoluzione ordinata delle crisi bancarie. Il prossimo passo sarà l’approvazione del parlamento Europeo. Un “fallimento pilotato” che mira a evitare che le perdite finanziarie siano scaricate sui contribuenti con i salvataggi attraverso l’intervento pubblico (‘bail out’) e a far pagare invece (‘bail in’) gli azionisti prima di tutto, poi gli obbligazionisti e infine i depositanti, ma escludendo quelli protetti dalla direttiva Ue che impone di garantire i depositi sotto i 100.000 euro. Dunque, risparmiatori azionisti, obbligazionisti e depositanti dovrebbero contribuire fino ad una soglia prestabilita pari all’8% del totale passività della banca in crisi. A titolo esemplificativo, se ad esempio un istituto ha passività per 100 mld di Euro, verranno bruciati risparmi per 8 miliardi. Solo oltre questa cifra interverrà lo stato e l’Europa. Il nuovo sistema include anche l’obbligo per le banche di costituire un fondo di risoluzione nazionale in ogni Stato membro, che entro 10 anni dovrà raggiungere un ammontare pari almeno allo 0,8% del valore di tutti i depositi protetti detenuti dalle istituzioni creditizie autorizzate nel paese interessato. Il sistema di risoluzione è il secondo pilastro dell’Unione bancaria, dopo il meccanismo unico di vigilanza bancaria già approvato e affidato alla Bce, e prima del sistema europeo di garanzia dei depositi, ancora in alto mare.

Più che un sistema di tutela dei risparmiatori lo definirei un sistema in cui “si salvi chi può”. Prima di tutto appare evidente come sempre di più le decisioni siano prese a Bruxelles e non a livello locale. In seconda battuta, analizzando il provvedimento, appare evidente come, in caso di fallimento di una Banca, nessuno stato appartenente all’unione Europea potrà gestire a proprio piacimento il salvataggio (vedi Banca MPS in Italia). Le direttive impongono che paghino prima gli azionisti, poi gli obbligazionisti (con precedenza i subordinati) ed infine anche i depositanti per l’importo superiore ai 100.000 euro. Tutti quegli Italiani così baldanzosi nell’ acquistare obbligazioni subordinate alla ricerca di rendimento e del tasso farebbero bene a riflettere.

Più volte nel mio blog ho detto che non esistono pasti gratis, ma sembra che il concetto di rischio non venga capito e digerito a sufficienza dalla maggior parte dei risparmiatori. Spendiamo due parole sul rischio. Esistono due tipi di rischio: il rischio sistematico ed il rischio specifico. Quest’ultimo è il rischio che l’emittente fallisca ed io non riprenda più indietro il mio denaro. Bene, in un sistema come quello attuale e futuro, questa parte di rischio sarà sempre più importante e pericolosa. Non solo gli Stati potranno ristrutturare il proprio debito ma anche le Banche in caso di necessità. Di fatto abbiamo già avuto prova in passato che Bruxelles intendesse seguire questa strada. Decurtazioni sui subordinati sono state fatte nel 2011 alle banche Irlandesi, nel 2012 alla spagnola Bankia ed addirittura siamo arrivati all’azzeramento delle obbligazioni subordinate nel caso dell’ Olandese Sns. Direi che di segnali ne sono stati lanciati….

Ma allora ? Molti di voi penseranno…che fare ? C’è solo un modo per eliminare questo rischio. Investire nella diversificazione utilizzando quote di fondi comuni d’investimento passivi o attivi. Beh, allora qualcuno potrà obiettare che è possibile diversificare da soli acquistando più emissioni. Così facendo però, ridurremmo appena il rischio, ma non lo elimineremmo. Solo con un numero altissimo di emittenti è possibile eliminare tale rischio. Un risparmiatore privato, a meno che non abbia un patrimonio di decine di milioni di euro difficilmente riuscirà a fare questo. In questi giorni Banca delle Marche, viste le condizioni di criticità in cui versa, ha deciso di lanciare una obbligazione con durata dieci anni e cedola al 12,50%. Tra le clausole inserite nei bond ce n’è anche una che prevede, in caso di andamento negativo di gestione, che Banca Marche possa sospendere il pagamento delle cedole. Ora, io non so se una volta proposte allo sportello venga spiegato tutto questo al risparmiatore !

Pensiamo che “solo” circa 50 miliardi di euro è il valore complessivo delle obbligazioni (bond) emesse sul mercato dal Monte dei Paschi di Siena e finite nel portafoglio degli investitori istituzionali o, nella maggior parte dei casi, nelle tasche dei risparmiatori privati che li hanno sostttoscritti attraverso gli  sportelli della banca.

Nei paesi anglosassoni, per ovviare a questo problema, è previsto che solo investitori istituzionali possano accedere a questi tipi di obbligazioni. Ma là davvero c’è una tutela vera dei risparmiatori mentre qui, sembra che l’unico sistema tutelato sia quello bancario ed i risparmiatori carne da macello. Certo, molto più facile, veloce e redditizio per una banca vendere obbligazioni proprie piuttosto che fondi comuni di terzi.  Chi se ne frega se i risparmiatori così non verranno mai educati finanziariamente. Diamogli un tasso poi si vedrà…tanto cosa vuoi che succeda……

Non meravigliamoci quindi se nei paesi anglosassoni i fondi comuni la fanno da padrone rispetto all’acquisto di singoli titoli. Là, l’obiettivo principe é quello di tutelare i risparmiatori, che sono l’anello debole della catena, dai fallimenti delle aziende e quindi dal rischio rovina !

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Informazioni su gianlucabati

Consulente finanziario Finecobank
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