Pianificazione ? No, grazie

Qualche giorno fa è uscita una indagine effettuata su un campione rappresentativo di potenziali investitori condotta dall’osservatorio Anima-Gfk Eurisko. Il campione conteneva persone bancarizzate da almeno 18 anni e tutte le fascie di età. La prima cosa che è stata chiesta loro è di fornire una risposta alla seguente domanda: volendo investire, cosa è più importante per lei ?

La maggioranza del campione ha risposto che la cosa più importante è la sicurezza e protezione dell’investimento seguito a ruota dal rendimento garantito.  Devo dire che, operando continuativamente sul campo, non sono rimasto particolarmente sorpreso. Ciò che i risparmiatori chiedono nel mio ufficio una volta seduti è rendimento garantito e protezione del capitale. Negli ultimi anni, causa il susseguirsi di crisi internazionali e domestiche, l’investitore ha preso grandi bastonate che gli hanno tarpato le ali. Oggi il risparmiatore è confuso, incapace di realizzare una progettualità. L’esigenza di protezione e rendimento sono dettati dalla paura di perdere denaro e distolgono l’attenzione sulla pianificazione finanziaria. Lasciatemi dire che di pianificazione finanziaria si è abusato e che la si è utilizzata troppo spesso per vendere ad ignari clienti prodotti a lungo termine con costi esosi e vincoli ultraterreni… Io, per pianificazione, intendo semplicemente stabilire quale parte di denaro mi occorre oggi e quale parte di denaro mi servirà domani per realizzare obiettivi.  Solo partendo da qui riesco a capire quale parte delle mie risorse deve essere destinata a breve termine  e quale parte invece può essere investita a lungo termine per consentirmi di avere un premio aggiuntivo.  Dico questo poichè risulta  che solo il 7% del campione investirebbe a durata medio lunga.  Ma il 93% degli intervistati è consapevole che, così facendo, rinuncerà ad un rendimento aggiuntivo rispetto a quello ottenuto con strumenti a breve termine ?

Eurisko

Certo, si dirà, ma chi può esserne sicuro. Ebbene, la storia ed il buon senso vanno in questa direzione. Storicamente chi ha detenuto per esempio buoni del tesoro a lungo termine rispetto a buoni del tesoro a breve termine a guadagnato di più. E’ altresì vero che chi ha detenuto azioni internazionali a lungo termine per lunghi periodi ha guadagnato più di chi ha investito nel reddito fisso a breve termine. Se ci pensate è anche logico. Investo in azioni, sopporto volatilità ed ottengo alla fine un premio per il rischio. La rinuncia alla disponibilità del denaro, in alcuni momenti (perchè magari il mercato è sceso), produce nel tempo l’extrarendimento. La spasmodica ricerca di protezione e sicurezza degli Italiani non ha consentito loro di approfittare del rialzo dei mercati azionari internazionali dal 2009 ad oggi di cui sotto nel grafico

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Ma cerchiamo di analizzare se davvero è possibile ottenere protezione, sicurezza e rendimento accoppiato al breve termine. Se per protezione intendiamo la sicurezza che il mio capitale non sia intaccato da alcunchè siamo davvero lontani dalla realtà dei nostri giorni. Il rischio zero infatti non esiste più da quando vi sono nazioni in giro per il mondo che non ripagano il loro debito, banche che non rimborsano integralmente gli obbligazionisti e i depositanti. Anche la sicurezza che fino a qualche anno fa derivava dallo stato mamma che offriva rendimenti alti ai suoi cittadini a rischio zero ora sembra ormai un lontano ricordo e la tripla B assegnata da alcune agenzie di rating ci fa assomigliare sempre più a un paese dell’America Latina piuttosto che dell’Unione Europea. Eppure gli Italiani ricercano sicurezza, protezione e rendimento. Ma a proposito di rendimento garantito ci si ricorderà che l’inflazione toglie potere d’acquisto ? E che piuttosto che fare i conti con un tasso nominale occorrerebbe farlo con un tasso reale  depurato dell’inflazione ? Se si facessero bene i conti troveremmo che investire a lungo termine forse protegge meglio il nostro capitale  dall’inflazione rispetto ad investire a breve termine. Quindi è arduo ottenere sicurezza, protezione e rendimento reale garantito….investendo a breve termine…

La seconda domanda che è stata fatta al campione è cosa sceglierebbe come investimento

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I risultati descrivono una scarsa propensione ad investire in fondi e pac che sono gli strumenti principe insieme agli etf  per riuscire a soddisfare il bisogno di sicurezza dei risparmiatori. Sicurezza che nel caso dei fondi, indipendentemente dall’insorgenza di qualche caso di insolvibilità in giro per il mondo, viene garantita investendo un importo contenuto in un ampio e diversificato portafoglio di titoli, frazionando il rischio. Non c’è coerenza tra il modo di pensare e quello di agire. Appare anche palese la disaffezione per il mondo azionario che viene percepito come pericoloso, insicuro e non redditizio. Ovviamente la storia recente del mercato azionario in questo paese non ha certo aiutato i risparmiatori a prendere in considerazione questa asset class come investimento complementare all’immobiliare ed al reddito fisso a lungo termine tuttavia è in atto un profondo cambiamento che modificherà il nostro sistema ed il modo in cui verranno allocate le risorse tra debito e capitale. Chi per primo capirà questo ne beneficerà. Ultimo, ma non meno importante, il dato su chi sceglierebbe l’immobile. Rispetto all’anno precedente, è scesa in maniera vistosa, la percentuale di coloro che investirebbero nell’immobile. Forse, complice la crisi del settore, si comincia a comprendere che oggi non protegge, non è così sicuro e liquidabile ed in quanto a rendimento…….a voi le conclusioni

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Consulente finanziario Finecobank
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