Parliamo di fondi comuni d’investimento e dunque di qualcosa che dovrebbe riguardare tutti coloro che acquistano fondi ma che come spesso accade è un argomento caldo solo per gli addetti ai lavori anche se tra questi ultimi vi è qualcuno che fa finta di nulla. In particolare parleremo dalla struttura dei costi di un fondo comune. L’acquirente di fondi è chiamato a pagare una commissione di gestione annua che va a remunerare la banca collocatrice e la fabbrica prodotto. Tale commissione varia da fondo a fondo ed è decisa dalla casa di gestione. Viene prelevata giornalmente ed il nav (prezzo) della quota giornaliera la comprende. Accade dunque che molte persone non se ne accorgano nemmeno poichè il prezzo comprende la commissione di gestione. Il sito www.morningstar.it , (uno dei più affidabili e noti siti dedicati ai fondi comuni/etf/fondi pensione), pubblica le schede di ciascun fondo/etf/fondo pensione indicando rendimenti, rischi, costi e rating assegnati. Osservando l’analisi dei costi troviamo la voce “spese correnti” in cui vengono evidenziate le seguenti spese: i costi di gestione, di amministrazione, legali, di revisione e di custodia. Da queste spese correnti sono però escluse alcune altre voci di costo, come le commissioni di performance (dove presenti) di cui parleremo a breve. La nuova normativa europea Ucits IV ha previsto che le “spese correnti” sostituiscano il più noto Ter (total expense ratio) nella compilazione dei prospetti delle informazioni chiave per gli investitori, Kiid (Key Investors Information Document). Quindi riassumendo i costi di un fondo comune troveremo nella scheda del fondo le commissioni di gestione e le spese correnti (che inglobano le commissioni di gestione ed altri costi). Ma possiamo dunque dire che le spese correnti indicate da morningstar sono i costi totali che il cliente sta pagando ?
Ni è la risposta poichè alcune case d’investimento applicano le commissioni di performance che non sono comprese nelle spese correnti. Ma cosa sono ?
Cercherò di spiegare in parole semplici. La performance di un fondo viene calcolata e confrontata con un indice di riferimento detto benchmark. Esempio, l’andamento di un fondo azionario america verrà confrontato con un indice che misuri l’andamento dei mercati americani. Il premio scatta solo se la performance riesce a battere il benchmark di riferimento. Banca d’Italia è già intervenuta dichiarando fuorilegge chi però non misura i rendimenti su base annuale e chi sceglie l’indice che gli fa comodo. Facciamo degli esempi: se un fondo ha perso il 10% in un mese ed il mese successivo ha recuperato un 5% il fondo non dovrebbe applicare la commissione di performance poichè il fondo è ancora in rosso oppure se il fondo investe in azioni europee il gestore non può scegliere un indice di confronto come l’euribor. Tutto ciò può sembrare banale e scontato ma non lo è perchè i soliti furbetti del quartiere se ne strafregano dei moniti di banca d’Italia ed applicano commissioni di performance ai fondi venduti basate su meccanismi assolutamente fuorilegge e disonesti. Lo scopo è quello di incassare laute commissioni. Ma i risparmiatori che hanno acquistato questi strumenti sono consapevoli ? Ovviamente no, poichè da un lato c’è una offerta che guida il mercato fatta di attori che non desiderano che il risparmiatore acquisti consapevolezza e dall’altro esistono persone che rincorrono solo il tasso fregandosene di capire cosa stanno facendo e comprando.
Negli Stati Uniti le commissioni di performance sono vietate. Qui da noi non solo non sono vietate ma addirittura viene permesso che in qualche caso vengano calcolate su base mensile e/o legate ad indici non coerenti con il tipo di investimento. I gestori non hanno nessun obbligo normativo in Italia anche per il fatto che sono domiciliati all’estero nella maggioranza dei casi. E non possiamo certo appellarci alla coscienza delle persone…
Le commissioni di performance, qualora vengano applicate, dovrebbero essere su base annuale, e applicate quando il gestore batte il bechmark di riferimento (scelto in modo idoneo) ma soprattutto laddove previste dovrebbero essere high watermark !
Ma cosa è l’high watermark ?
Il primo elemento critico è la periodicità con cui le commissioni vengono prelevate. Maggiore la periodicità, minore la tutela per il risparmiatore. Guardiamo ad esempio il grafico: se le commissioni sono prelevate con cadenza mensile, il risparmiatore le pagherà tutti i mesi in cui si registra una performance positiva (o superiore al benchmark). L’alta frequenza del prelievo fa sì che si moltiplichino le occasioni di pagamento, anche se il valore del fondo è inferiore a quello toccato nei mesi precedenti. Al diminuire della periodicità del pagamento si riduce il rischio di pagare per temporanei rialzi seguiti poi da perdite (nel grafico la mommissione annuale viene pagata solo a fine anno).
I fondi comuni che invece utilizzano l’high watermark (tradotto, livello dell’acqua alta) nel calcolo delle commissioni di performance fanno pagare il cliente solo quando il valore del fondo supera i massimi assoluti. Il fatto di non avere un momento periodico di reset significa che l’investitore paga per le performance una sola volta nella vita dell’investimento. Nella pratica, si valuta l’andamento del fondo giornalmente e, se questo supera il massimo mai raggiunto fino a quel momento, si trattiene una quota di quel rendimento a titolo di commissione di performance. L’high watermark è estremamente vantaggioso per il cliente perché:
-allinea completamente l’interesse del fondo a quello del cliente fornendo quindi davvero un incentivo ad avere una performance crescente
-garantisce di pagare solo quando il fondo guadagna nel lungo periodo
-garantisce che paghino effettivamente le commissioni quei clienti che hanno beneficato della buona performance (fatto che non si verifica necessariamente con altri metodi di calcolo)
Gli italiani, che giustamente si lamentano se viene bloccata la rivalutazione delle pensioni, hanno pagato 400 milioni nel primo trimestre del 2015 alle case d’investimento più blasonate Italiane quali Mediolanum, Azimut, Banca Generali e Anima. Ora nel caso delle pensioni è più difficile intervenire ma nel caso specifico basterebbe evitare di farsi prendere in giro acquistando fondi che non applichino commissioni di peroformance o se le applicano assicurandosi che lo facciano in modo corretto. Si rispiarmierebbero un mare di soldi e forse il rendimento dei risparmiatori migliorerebbe nel lungo termine.
Il consulente finanziario dovrebbe servire anche a questo !