Italiani orfani delle cedole !

Tempi bui per chi sognava di vivere di rendita con una piccolo patrimonio ! Il risparmiatore si trova in una realtà completamente diversa rispetto al passato ed è sempre più confuso, preoccupato ed in cerca di soluzioni. Un passato fatto di rinnovi allo sportello bancario e di contrattazione sul tasso di interesse a dodici mesi. La generazione che possiede la maggiore ricchezza (dati Banca D’Italia) è quella in età compresa tra i 51 ed i 65 ovvero i nati nei decenni 50 e 60. Queste persone hanno vissuto la maggior parte della loro vita in un ambiente “protetto” caratterizzato da tassi nominali e reali su attività finanziarie “free risk ” meravigliosamente elevati. Basta dare una occhiata ai rendimenti medi lordi dal 1950 ad oggi dei BTP con vita residua superiore ad un anno per rendersene conto

rendimento medio lordo BTP

Possiamo affermare che dal 1975 fino al 2000, il risparmiatore Italiano ha vissuto in una zona di comfort, caratterizzata da tassi a doppia cifra ed uno Stato garante. Certo, da quei rendimenti occorre togliere la ritenuta fiscale e l’inflazione per capire quanto davvero mi rimaneva in tasca in termini reali ma vi assicuro che la maggioranza degli italiani non si poneva questa domanda. A titolo esemplificativo basti pensare che nel 1980 il tasso di inflazione medio annuo era al 21,2% !

Così, complice uno Stato che aveva bisogno di indebitarsi sempre di più, la pratica più diffusa per questa generazione di risparmiatori che negli anni 80 aveva grandi disponibilità derivanti dal boom dell’Italia del dopoguerra, era quella di acquistare dei buoni a 12 mesi. Rendimento sicuro, scadenza breve e rischio zero.

BOT 12 mesi

Il concetto e l’abitudine ad un tasso alto insieme alla cedola è diventato carissimo agli italiani impedendo loro di migliorare la propria educazione finanziaria. Ha impedito loro di guardare cosa accadeva in altri paesi, di valutare altre forme di investimento in campo mobiliare ed in ultima analisi di migliorare le proprie conoscenze. Non è che non gliene importasse è che semplicemente non c’è n’era bisogno !

Oggi quella stessa persona si reca allo sportello e spera che qualcuno gli dica come fare per avere un buon tasso di interesse preferibilmente su un orizzonte corto e senza rischio. L’offerente “consulenza” probabilmente ha in mente la tabella con i rendimenti “lordi” delle obbligazioni in giro per il mondo

rendimenti lordi obbligazioni

Ma ancora di più ha in mente di non voler deludere quel cliente e di voler trovare una soluzione per dare al cliente ciò che desidera. Questo è “marketing”ovvero “dai al cliente ciò che desidera”. In questo caso si tratta di uno strumento a scadenza corta e con cedola. Naturalmente  free risk !

Spiegare al risparmiatore che oggi dovrebbe abbandonare le sue abitudini, credenze e certezze, richiede tempo, energia e coraggio ma soprattutto non paga nel breve. Non paga spiegargli che se in epoca di tassi zero e negativi vorrà ottenere rendimenti dovrà trasformarsi da risparmiatore ed investitore !

Infatti un investitore è colui che opera investimenti di capitale nelle imprese e dunque colui che non è esente da rischi, li accetta e li condivide !

Ora qui entra in gioco il professionista “consulente” che dovrebbe guidare l’investitore nella costruzione di un portafoglio efficiente combinando tra loro diversi strumenti al fine di ottenere il rendimento massimo per un dato livello di rischio che l’investitore desidera sopportare. Qui il “marketing” non c’entra nulla. Per ottenere questo è importantissimo che i vari strumenti inseriti non siano perfettamente correlati. Si tratta di seguire delle regole sviluppate negli anni da illustri economisti e applicarle. Successivamente occorrerà ribilanciare il portafoglio in relazione agli andamenti dei mercati e qui inizia il vero lavoro per un “consulente” che dovrà accompagnare l’investitore al mutare delle condizioni dei mercati e della propria propensione al rischio. Infatti, a seconda degli accadimenti della vita e dei mercati , tale propensione purtroppo varia  nello stesso soggetto ed è la sensibilità del “consulente” che deve capire questo.

In una piattaforma moderna ed evoluta in cui vi sono migliaia di strumenti non è più possibile combinare gli strumenti a caso tra loro ma occorre farlo seguendo dei modelli, delle regole base. E una delle prime regole è non concentrarsi su un unico asset, paese, valuta o titolo.

Ma ritorniamo al risparmiatore che va allo sportello con la forma mentale che ha sempre avuto e trova un “esperto” compiacente. Sicuramente gli verrà proposto un fondo o un prodotto assicurativo a cedola magari al 3% annuo !

Una musica per le orecchie della signora Pina di turno che non si fa tante domande e chiede subito dove deve firmare. La rete di vendita è contenta perchè incassa subito tutte le provvigioni (commissioni di collocamento) che poi sono ammortizzate contabilmente nel corso dell’intera durata prevista dal fondo. In abbinata è anche prevista una commissione di uscita qualora il risparmiatore uscisse prima della scadenza. Nessuna attenzione è dunque rivolta dal risparmiatore ai costi complessivi e soprattutto al fatto che la società del risparmio di turno o assicurazione potrebbe ingolosire il cliente pagando nei primi anni cedole superiori al rendimento dei titoli in portafoglio e, alla fine nonostante le promesse iniziali, l’investimento potrebbe chiudere in perdita !

Con tassi di interesse zero o negativi come in questo momento, il gestore di un fondo a cedola, deve assumersi rischi maggiori che in realtà scarica sui sottoscrittori. Non è raro quindi trovare fondi a cedola imbottiti di obbligazioni subordinate e adesso non mancano fondi che , pur di sbandierare l’offerta di cedole predeterminate, inseriscono nei portafogli anche una parte di azioni. Cosa non si fa per promettere una cedola ai risparmiatori !

 

 

 

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Informazioni su gianlucabati

Consulente finanziario Finecobank
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