11% !

E’ questa la percentuale di italiani intervistati che conoscono le principali caratteristiche di una obbligazione. Sconcertante !

Questo emerge dalla consueta relazione annuale della Consob  rapporto Consob 2016 su ricchezza e risparmio dalla quale emerge un peggioramento rispetto all’anno precedente della conoscenza finanziaria delle famiglie italiane. Il dato stupisce ancor più se pensiamo che siamo un popolo che ama le obbligazioni ed investe prevalentemente in obbligazioni. I miliardi di risparmi andati in fumo negli ultimi 15 anni con i vari crack Argentina, Cirio, Parmalat, Banca Etruria e così via, sembrano non aver lasciato un segno !

Solo il 47% degli intervistati sa cosa sia l’inflazione (e sono meno del rapporto annuale del 2015) ed il 78% non comprende cosa significhi tassi negativi. Badate bene che non stiamo parlando di spiegare cosa è il crowdfunding o altre terminologie di finanza moderna. Dunque sconcertante è anche l’inconsapevolezza di quanto sia importante, se non ci si affida ad un consulente finanziario, conoscere le regole del gioco. Infatti, pur aumentando la percentuale di coloro che si rivolgono a professionisti del settore, esiste ancora una percentuale elevatissima (38%) che preferisce chiedere consiglio a parenti od amici anzichè consultare un esperto. Eppure l’Italiano avrebbe un bisogno immenso di conoscere concetti economici semplici quali inflazione, rischio/rendimento, diversificazione…e così via per non imbattersi più in una nuova Parmalat o un subordinato dell’Etruria. Occorrerebbe essere consapevoli che la concentrazione distrugge i portafogli mentre la diversificazione li protegge. Dall’indagine emerge anche che gli Italiani hanno una maggiore percezione del rischio rispetto ad altri investitori di altri paesi ed un crescente minore interesse per gli investimenti finanziari con la conseguenza di dirigere le proprie preferenze verso prodotti liquidi  e assicurativi. Questo comportamento ha ridotto la componente azionaria nei portafogli e precluso delle opportunità alle famiglie. La ridotta alfabetizzazione finanziaria emerge anche, ad esempio, dall’incomprensione del gruppo intervistato relativamente al fenomeno dei tassi negativi. Infatti quando è stata chiesta una opinione sui rendimenti dei titoli di stato eurozona, il 40% non ha saputo esprimere una opinione ed il 38%  li considera troppo rischiosi.

Il rapporto annuale Consob conferma un’altra caratteristica dell’investitore Italiano, l’overconfidence !

Trattasi della propensione a ritenersi più capace e superiore rispetto alla media degli investitori. E questo atteggiamento è riconoscibile nella scarsa disponibilità da parte dell’Italiano ad ammettere che non è possibile prevedere i mercati e che sarebbe meglio affidarsi ad esperti che lo fanno di mestiere. Ecco dunque spiegata la concentrazione in pochi strumenti del portafoglio e la bassa diversificazione. Perchè devo diversificare se so quale investimento è preferibile e migliore in questo momento ?

Il 6% degli intervistati conosce le implicazioni di una corretta diversificazione, mentre il 52% intende la diversificazione come la possibilità di investire in un numero elevato di titoli a basso rischio ed alto rendimento non comprendendo per nulla il trade/off rischio rendimento (al salire del rendimento atteso dobbiamo accettare un rischio più alto). A proposito del rischio, il 50% degli intervistati identifica il rischio con la possibilità di perdere il capitale, mentre solo il 25% con la variabilità del rendimento.

In termini di scelte d’investimento è aumentata la quota di famiglie che possiedono obbligazioni bancarie denotando quindi una scarsa conoscenza del rischio e una scarsa volontà di partecipare ai mercati finanziari. Tutto ciò ha ed avrà certamente un costo opportunità in termini di rendimento.

Ultima, ma non meno importante, è la scarsa disponibilità dell’Italiano a fornire informazioni al consulente non capendo che la qualità della consulenza dipende anche dalle informazioni che egli fornisce.

Ancora una volta il rapporto indica che l’Italiano  chiama consulenza qualcosa che non lo è. Considera il consulente finanziario un venditore di prodotti, uno di cui non ci si può fidare fino in fondo, salvo poi chiedere allo stesso delle dritte sui mercati o il titolo miracoloso. Potremmo dire che ha una scarsa consapevolezza finanziaria ! Ma è proprio da qui che occorre partire. Non è necessario far frequentare corsi di finanza agli Italiani ma sarebbe già qualcosa che sapessero di non sapere e che sui mercati finanziari non esistono pasti gratis !

 

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Informazioni su gianlucabati

Consulente finanziario Finecobank
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