In questi ultimi giorni riflettevo sulle possibilità d’investimento in questo ultimo scorcio d’anno. In particolare la mia attenzione era rivolta alle possibili opportunità ed al rapporto rendimento rischio. C’è in questo momento una attività finanziaria che abbia un rendimento alto o positivo ed un rischio basso ? E quale sarà l’asset finanziario con il miglior rapporto rendimento/rischio nei prossimi anni ?
Alla prima domanda ho risposto senza esitazione NO !
Ma poi riflettendo bene mi sono detto che se si sprofondasse nella deflazione per qualche anno anche un rendimento nominale del 2% sul decennale governativo italiano sarebbe interessante. Già, ma fare investimenti basati su queste ipotesi significa fare previsioni di politica economica e monetaria ed assumersi il rischio di sbagliare magari trovandosi tra qualche anno con una inflazione galoppante e tassi alti se non con una ristrutturazione del debito nella peggiore delle ipotesi. Allora ho tentato di rispondere alla seconda domanda andando a rispolverare un vecchio libro di Jeremy Siegel “Stocks for the long run” e mi sono accorto che forse si può tentare di dare una risposta alla seconda domanda.
Infatti non esiste solo il rischio inteso come volatilità del nostro portafoglio o emittente ma anche il rischio inteso come probabilità di sbagliare previsioni e trovarsi dunque alla fine con un pugno di mosche anzichè il rendimento sperato. Ma se piuttosto che fare previsioni ci basassimo su dati passati e serie storiche delle varie asset class forse potremmo tentare di rispondere alla domanda. Il vecchio caro Siegel fece una analisi storica dei rendimenti nel lungo termine delle varie attività finanziarie confrontate con l’inflazione. Egli scopri che dal 1902 ad oggi l’asset più redditizia, se detenuta per un tempo abbastanza lungo, è l’azionario. Avete capito bene, l’azionario è stato nel corso del secolo scorso il posto migliore in cui mettere i propri soldi. Il rendimento di quest’ultimo ha superato l’oro, i titoli di stato a breve termine ed i titoli di stato a lungo termine consegnando a coloro che vi hanno creduto ed investito rendimenti ben superiori all’inflazione. Maggiore è il tempo che l’investitore ha avuto a disposizione e maggiore è stata la probabilità di portare a casa un risultato importante ed in alcuni casi incredibile. Per cui potremmo dire in maniera molto semplice e disinvolta che ogni pianificazione finanziaria fatta a dovere dovrebbe contenere azionario per la parte di investimenti a lungo termine. La cosa strana è che spesso accade il contrario. Gente che fa trading con orizzonte brevissimo investendo i soldi sull’azionario con la logica del mordi e fuggi e viceversa persone che investono per realizzare obiettivi di lungo termine investendo in titoli di stato a lungo termine. Come dire, nel breve termine sono disposto a prendere qualche rischio ma nel lungo devo essere sicuro !
Si tratta di un grande abbaglio che ci fa vedere una realtà distorta, ci facciamo una rappresentazione nella nostra testa del mercato azionario che non è quella reale ma magari solo il frutto di una nostra qualche esperienza andata male. Ritornando a bomba alla riflessione iniziale su quale sia l’attività finanziaria migliore per i prossimi anni potremmo rispondere che sarà con buona probabilità quella che è stata per oltre un secolo. Ho voluto, allo scopo, guardare i ritorni lordi (con i dividendi reinvestiti) dell’Indice principe che dovrebbe esserci nella parte “core” di ogni portafoglio costruito con esperienza e buon senso.Si tratta dell’ MSCI WORLD INDEX TOTAL RETURN in dollari americani.
Un indice mondiale che rappresenta molto bene i mercati azionari mondiali delle economie sviluppate, di cui abbiamo analizzato i rendimenti annuali dal 1970 ai nostri giorni. Si tratta di una storia di 46 anni in cui si è passati dall’iperinflazione degli anni 70, ai conflitti internazionali per arrivare agli eventi più recenti quali la crisi della new economy, attentati alle torri gemelle, guerra Iraq, bolla immobiliare, fallimenti di Banche centenarie, crisi debito Irlanda, Grecia ed Italia, terremoto in Giappone, svalutazioni yuan cinese, Brexit, crollo della sterlina e così via. Guardate bene i dati annuali. Ci segnalano 12 anni negativi su 46 e solo un caso con 3 anni negativi consecutivi. Sempre nel testo di Siegel, emerge che l’indice azionario americano S&P 500, forse l’indice più famoso al mondo misurato dal 1902 ai nostri giorni, è cresciuto per i 2/3 del tempo ed è sceso per 1/3 del tempo. La nostra analisi dell’indice MSCI World per il periodo considerato mostra lo stesso fenomeno. Dunque un mercato azionario che mostra statisticamente periodi di ribasso brevi e periodi di rialzo più lunghi. Io non credo che la maggioranza dei risparmiatori sappia e abbia ben in mente questo ! Ma sarebbe importante, poichè consentirebbe alle persone che hanno un orizzonte di lungo termine, di investire in azioni controllando meglio l’emotività nei momenti di ribasso che inevitabilmente si troverebbero a vivere. Aiuterebbe ad essere maggiormente ottimisti sulle possibilità di recupero dei listini azionari, a mantenere un maggiore equilibrio, fiducia e speranza. Equilibrio necessario per avere il premio nel tempo che spetta a coloro che si sono privati della liquidabilità dell’investimento nel breve per aver investito in azioni. Una giusta ricompensa, che gli economisti definiscono da sempre “premio per il rischio”, che c’è sempre stato e sempre ci sarà !