Era solo qualche mese fa il tempo in cui si sprecavano le analisi e le previsioni delle maggiori case d’investimento, analisti ed operatori del settore in cui si caldeggiava l’acquisto di Dollari USA contro Euro. Eppure, da qualche tempo a questa parte, sentendo e leggendo qualche dichiarazione delle stesse case d’investimento sembra che il vento sia improvvisamente cambiato. Lo slogan, dunque, oggi è “vendere dollari contro euro”. La cosa bella è che mentre mesi fa i media consigliavano l’acquisto di dollari sulla base di ragionamenti razionali che avevano senso, alla stessa stregua, oggi, gli stessi consigliano la vendita motivandone razionalmente il consiglio. E sembra quasi, leggendo le spiegazioni, che ieri avevano ragione ma anche oggi !
Per capire qualcosa forse occorre ripercorrere le tappe degli ultimi anni del cambio euro dollaro partendo dal massimo raggiunto dall’euro contro dollaro a 1,60. Era il 16 luglio del 2008 e l’economia americana aveva già segnato il passo travolta dalla crisi subprime partita ad agosto del 2007. Presto sarebbe sfociata nella più grande crisi finanziaria ed economica mai vista dal dopoguerra. Merita attenzione il livello dei tassi di interesse della FED che in quel momento erano al 2% ma provenivano dal 5,25% dell’anno precedente. La FED da luglio del 2007 era diventata colomba come si dice in gergo e in altre parole aveva iniziato una politica monetaria espansiva, per combattere le conseguenze dello scoppio della bolla, che avrebbe portato i tassi dal 5,25% al 2% in un anno. Nello stesso periodo la BCE in Europa anzichè accompagnare la politica monetaria americana fece una politica monetaria contraria per cui alzò i tassi portandoli dal 4% del luglio 2007 al 4,25% del luglio 2008. Il differenziale tassi in quel momento era nettamente a favore dell’area euro per cui gli investitori vendettero dollari contro euro. La debolezza della valuta americana fu anche dovuta alla fortissima implosione del sistema bancario e quindi dell’economia reale in un momento in cui in europa si suonava ancora la musica rallegrandosi del fatto che la crisi era oltreoceano. Per affrontare la crisi dunque, la FED iniziò a ridurre i tassi in maniera violenta fino a portarli negativi (come mai accaduto) e accompagnò questa manovra con operazioni di acquisto obbligazioni e rilascio liquidità sul mercato in proporzioni mai viste, gigantesche…(QE). Si disse che Bernanke gettava dollari dall’elicottero a pioggia sugli Stati Uniti.
Principalmente quindi, la debolezza del dollaro contro euro, fu dovuta al differenziale tassi tra dollaro ed euro a favore della zona euro. Come spesso accade gli investitori sono alla ricerca di tassi di interesse e a parità di rischio comprano la valuta in cui hanno un tasso più alto o aspettative di tassi più alti. A marzo 2009 l’economia americana tocca i suoi minimi e comincia lentamente a rispondere alle cure della FED ed allo stesso modo il dollaro comincia a riprendersi sulla base di aspettative migliori dell’economia e dunque di tassi più alti. Ma questa volta è stato diverso (la crisi era molto profonda) e i tassi non sono risaliti subito ma hanno stazionato a zero per lungo tempo. Nel frattempo la BCE in Europa, con un ritardo pazzesco, capisce che occorre ridurre i tassi e li porta prima a zero e poi recentemente sotto zero (come mai accaduto). La concomitanza di questi due eventi, miglioramento dell’economia americana e dunque aspettative di rialzo dei tassi unitamente ad un peggioramento dell’economia europea hanno portato al rafforzamento del dollaro contro euro. Il movimento del cambio è stato da manuale di politica monetaria e dunque prevedibile. Guardiamo graficamente il cambio euro dollaro dal 1997.
Oggi il tasso FED è all’1,25% ed il tasso BCE è 0%. Il tasso LIBOR USD a 6 mesi è 1,45% ed il tasso EURIBOR a 6 mesi in Europa è -0,27% . Un differenziale dell’1,72% a favore degli USA. Inoltre il decennale USA ha un rendimento oggi del 2,27% ed il bund tedesco equivalente ha un tasso dello 0,50% con un differenziale dell’1,77%. Ma in termini reali esiste il differenziale ? L’indice dei prezzi al consumo in USA a giugno 2017 era all’1,63% mentre in Germania era all’1,58%, rendendo sostanzialmente inutile il confronto in termini reali. Ma quindi questo indebolimento recente del dollaro contro euro a cosa è dovuto ?
Chiaramente non esiste una risposta univoca e certa ma porsi delle domande può condurci a qualche riflessione. La fase di debolezza che sta vivendo Trump certamente ha inciso. I provvedimenti presi da quando è stato eletto sono stati pochi rispetto a quelli promessi in campagna elettorale e si tratta solo del ritiro dai trattati del TPP (Trand pacific partnership) e leggi sull’immigrazione più restrittive. Le indagini in corso inoltre sulla sua famiglia sul presunto Russiagate non lo hanno aiutato. Trump inoltre desiderava una politica monetaria accomodante tuttavia credo che nel medio termine la FED manterrà la propria indipendenza ed agirà sulla base dei dati calmierando il mkt con una ulteriore fase di rialzo dei tassi contestualmente ad un alleggerimento del proprio bilancio che deprimerà i corsi obbligazionari. E’ stata la prima a partire e sarà la prima a ritirarsi vendendo titoli. Per cui, seppure sia consapevole che le variabili in campo siano molte, il deprezzamento del dollaro non dovrebbe avere vita lunga nel medio termine. Come consulente finanziario e non come guru posso aggiungere che una buona diversificazione di portafoglio debba includere anche della valuta americana ed altre valute forti per fronteggiare eventuali crisi Europee. Disgregazione Europea che, ricordiamo per chi ha memoria corta, fino ieri tutti temevano possibilissima ma che oggi nessuno crede più possibile. Come al solito il mercato o meglio gli attori del mercato si pongono sempre agli estremi ed hanno sempre una forte autostima e fiducia in se stessi avendo delle certezze che poi si sciolgono come neve al sole al primo evento opposto a quello sperato. Sapere di non sapere è già un buon punto di partenza perchè ci rende curiosi ma anche prudenti e frena le nostre scelte d’investimento a volte troppo avventate, emotive e direzionali sostituendole con corrette asset allocation del portafoglio. Dunque equilibrio !
Direi che il problema fondamentale è la mancata riforma fiscale di Trump e l’attuale situazione del suo staff che continua a cambiare senza che si possa determinare una via univoca e una strategia economica. Sappiamo bene che il mercato in assenza di certezze risponde in un solo modo. Il problema europeo è che, a ben vedere, non ci sarebbero ragioni per cui l’euro si debba rafforzare, ma di fronte all’incertezza forse in questo momento meglio un’economia immobile in cui si spera nell’effetto Draghi quando il QE sarà destinato ad essere diminuito, perchè il segnale sarà la fine dell’epoca dei tassi accomodanti. Da qui che si possa parlare di un rialzo dei tassi ne deve ancora passare di acqua. Quindi accettiamo il ballo 1.17-1.20 eur/usd con la speranza , per chi tifa Usd, che Trump faccia qualcosa, anche perchè l’immobilismo della sua amministrazione sta stancando anche i mercati.