Avevo ragione ?

Era il lontano 1999 quando mi apprestavo ad affrontare una sala di un centinaio di persone bramose di sapere dove investire il proprio denaro in un momento “particolare” (al momento sembrano tutti particolari ma a posteriori sembrano tutti uguali…). Il momento era quello in cui tutto sembra che possa andare per il verso giusto e tradotto in finanza significa che c’era un vento favorevole e si dice che…quando il vento tira forte anche i tacchini volano…

E fu proprio così, per tutto il 1999 e parte del 2000 i mercati azionari di tutto il mondo salirono aggiornando sempre nuovi massimi in una euforia collettiva via via crescente. La rivoluzione tecnologica era partita da poco ma si leggeva ovunque di investitori diventati milionari dopo aver investito pochi soldi in una azienda partita in un garage. Improvvisamente pareva ridicolo e sciocco investire nel reddito fisso, che allora, sulla durata decennale statunitense offriva un “misero” 5% ” lordo annualizzato. I flussi di denaro sul mercato azionario che già erano importanti aumentarono esponenzialmente. Se c’è una festa, perchè non partecipare ?

Gli “esperti” cominciarono dunque a consigliare sempre più equity (azioni)  nei portafogli giustificandolo con il fatto che gli utili della new economy sarebbero stati copiosi negli anni a venire e che i prezzi che c’erano sul mercato azionario erano fair (giusti) in relazione agli utili attesi. Il mondo sarebbe andato incontro ad una rivoluzione che avrebbe portato maggiore produttività, libertà, condivisione e ricchezza. Un maggiore benessere costruito attraverso internet e l’innovazione tecnologica che si stava vivendo. In quella riunione io parlai del perchè investire in azioni e fui preceduto da un signore dell’ufficio titoli dell’allora Bipop che consigliò l’asset ideale: 80% e 20%. Era stato lapidario; visto quello che stava accadendo, con un’ottica di medio lungo termine il portafoglio di ognuno di noi a cui non sarebbero serviti i soldi per 5 anni, avrebbe dovuto essere investito 80% azionario e 20% reddito fisso.

Sinceramente, condividevo quel punto di vista, avendo studiato lungamente il mercato finanziario sui libri di scuola analizzandone i dati in maniera oggettiva. Sì, mi dicevo, il mercato azionario è sempre stato vincente sulle altre asset nel lungo termine, è vero  e dunque se una persona non ha necessità del denaro nel breve perchè investire diversamente ? Ovviamente la mia preparazione era scolastica e non avevo ancora ben compreso le dinamiche che si sviluppano tra cliente e consulente quando i mercati scendono e di quanto avesse dovuto essere lungo il periodo. Comunque, da quel momento, il mercato azionario iniziò un declino nemmeno tanto lento che terminò nel marzo 2003 con un -50% circa sulla parte azionaria. Scoprimmo tutti, nostro malgrado, quanto poteva essere doloroso investire in azioni senza avere la consapevolezza necessaria. Infatti l’analisi empirica ci dice che su un periodo che va dal 1802 al 1997 le azioni sono indubbiamente più rischiose nel breve termine delle obbligazioni e questa rischiosità si riduce nel lungo termine. Infatti la volatilità del risultato finale di un investimento azionario si riduce all’aumentare dell’orizzonte temporale di detenzione del portafoglio. Snocciolando i dati possiamo affermare che nel periodo preso in considerazione le azioni hanno battuto le obbligazioni in base al periodo di mantenimento dell’investimento nelle seguenti percentuali:

stock

La rilevazione empirica è stata effettuata su dati della borsa americana ma si potrebbe ribaltare sull’indice world (pur non avendo dati così profondi) ottenendo gli stessi risultati. Dalla tabella si evince che mantenendo l’investimento azionario dal 1871 al 1996 per un anno rolling avrei avuto un 60% di probabilità di battere il rendimento dei titoli di stato a lungo termine ed il 65% di probabilità di battere i Bot USA. Su un orizzonte temporale di 5 anni avrei avuto storicamente un 76% di probabilità di battere il rendimento di un Bot USA e su 10 anni un 85% di probabilità. Ritornando al punto di partenza, ciò che non era stato detto agli investitori in quella riunione è che pur avendo una buona probabilità di battere il reddito fisso in 5 anni (e non la certezza) c’era anche un 25% statistico di probabilità di non farcela su quell’orizzonte temporale. E come sempre succede in questi casi tutti coloro che entrarono nel 2000 capirono sulla propria pelle il significato di quello che sto dicendo. A posteriori, divertiamoci a guardare cosa è successo da quella riunione a quell’investitore che avesse ascoltato la raccomandazione 80 20.

performance

Tutti coloro che sono entrati sui mercati azionari nel 1999/2000 (esempio specifico 01 gennaio 2000)  ad oggi dopo 17 anni sarebbero rientrati in quella percentuale di perdenti contro reddito fisso con un indice world che ad oggi ha messo a segno un 1,43% annualizzato. Vedremo cosa accadrà dopo 20 anni ma per ora su questo orizzonte temporale gli investitori che hanno comprato sul picco sono rientrati in quel 10% dei casi possibili negativi dal 1871 al 1996. Guardiamolo graficamente:

rendimenti

In questo grafico appare evidente come chi fosse entrato nel 2000, nel 2014 non solo aveva avuto risultati inferiori al reddito fisso ma addirittura non aveva recuperato il capitale investito !

Che lezione possiamo trarre da tutto questo:

sicuramente che occorre sapere che non esistono investimenti che hanno la certezza di offriti rendimenti reali certi e fissi negli anni ma esistono investimenti come quelli azionari che hanno ottime probabilità statisticamente di battere altri investimenti su diversi orizzonti temporali. Maggiore è l’orizzonte temporale maggiore sarà la probabilità di uscirne vincenti.

sicuramente che nel lungo termine siamo tutti morti e dunque questo lungo termine non può essere troppo lungo anche nel caso poco probabile di un cattivo momento di entrata  e occorre quindi utilizzare metodi che ci consentano di evitare di stare sul mercato a fare la fine della rana bollita quando il trend primario è negativo

sicuramente che non bisogna mai ascoltare gli “esperti”

 

Informazioni su gianlucabati

Consulente finanziario Finecobank
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