Apparentemente nulla. Inafatti il primo è il più grande value investor di tutti i tempi mentre il secondo è senza ombra di dubbio il re degli hedge fund ossia dei fondi d’investimento speculativi. Una breve presentazione di Warren Buffet è doverosa. Viene definito l’oracolo di Omaha ed è uno degli uomini più ricchi al mondo. Nato ad Omaha nel 1930, ed oggi ancora in attività, fece il suo primo investimento all’età di 11 anni, quando comprò tre azioni di Cities Service Preferred a 38 dollari l’una. Proprio in questa occasione mostrò le doti del vero finanziere, acume e saldezza di nervi, resistendo alla tentazione di venderle quando scesero a quota 27 e cedendole solo quando raggiunsero i 40 dollari. Allo stesso tempo imparò la lezione che gli venne impartita dall’impennarsi del titolo (in seguito alla vendita delle sue azioni) sino ai 200 dollari, tanto da citare spesso l’esempio nella sua formazione di uomo d’affari. La strategia che adottò fu (e continua ad esserlo tuttora) all’apparenza molto emplice: acquistare società sottovalutate, ma allo stesso tempo solide, competitive e promettenti al fine di guadagnare tanti soldi quando il mercato deciderà di riconoscere il vero valore di quelle società. A dispetto di quello che si può pensare dunque non è uno squalo, l’esempio tipico del finanziare d’assalto, ma una persona con una grande capacità di analisi e conoscitore di bilanci. Negli anni ha fondato la Berkshire Hathaway che è la holding che partecipa le società in cui Warren Buffet ha creduto e crede ancora. Ma la vera dote che occorre riconoscergli è anche quella di avere nervi saldi anche quando tutte le forze del male gli remano contro poichè sposta l’attenzione sul lungo termine, lunghissimo termine. Se diamo uno sguardo all’andamento della sua holding quotata in borsa capiamo bene questo concetto
Di crisi, il fondo, ne ha vissute molte ed è sufficiente tornare al 2008 per osservare che il fondo ha subito passivamente un ribasso del 50% del proprio valore e solo dopo 5 anni riacquistare il massimo precedente. Oppure come, venendo a periodi più recenti, come in questi che ha perso il 23% dai massimi tornando ai valori di luglio 2017. ma osservando il grafico non è possibile non notare il valore creato nel tempo.
Ma ora veniamo a Ray Dalio, il fondatore del più grande hedge fund al mondo con i suoi bridgewater associates dal 1975. Nato nel 1949 a New York, è distintosi subito nel mondo della finanza, nonostante i grandi successi ha vissuto una vita densa di insuccessi, di cadute e ripartenze, come nel 1982, quando assunse posizioni ingenti al ribasso poco prima di uno dei più grandi rialzi del mercato azionario statunitense, subendo perdite così ingenti da portarlo quasi al fallimento. Negli anni successivi consegnò performance incredibili portando i suoi fondi Bridgewater ad essere uno dei maggiori al mondo. In estrema sintesi i risultati arrivarono dalla capacità di andare lunghi e corti sul mercato e su singole attività finanziarie nonchè utilizzando la leva finanziaria. Potremmo parlare in maniera semplice di questi fondi chiamandoli speculativi. Il fondatore in una recente intervista rilasciata al Financial Time ha ammesso che i suoi Bridgewater Associates sono stati presi in castagna durante le turbolenze del mercato guidate da questo mese dal coronavirus, poiché il suo fondo principale è sceso di circa il 20% nell’ultimo periodo a seguito di brusche inversioni di azioni, obbligazioni, materie prime e credito. “Non sapevamo come interpretare il virus e abbiamo scelto di non coprirci perché non pensavamo di avere un vantaggio nel farlo. Quindi, siamo rimasti nelle nostre posizioni e in retrospettiva avremmo dovuto tagliare tutti i rischi”
Ma torniamo al punto principale, che cosa hanno in comune queste due persone ?
Partiamo da cosa non li accomuna. Warren Buffet è un investitore, cioè compra aziende di qualità, contribuendo dunque allo sviluppo di quest’ultime e rimanendo socio per anni ed anni. Ray Dalio è uno speculatore ovvero compra e vende attività con lo scopo di trarne profitto dalla variazione dei prezzi.
Tuttavia li accomuna un elemento. La periodica presenza costante ed ineluttabile di insuccessi e dunque di periodi di vacche magre e quindi la consapevolezza che questi periodi siano inevitabili per godere del premio al rischio.
E proprio anche grazie a questa consapevolezza che in questi periodi non hanno perso fiducia in loro stessi e nella loro capacità di generare profitto nel lungo termine continuando a fare quello che hanno sempre fatto, anche se in modo completamente diverso l’uno dall’altro.