Alla ricerca dell’El Indio Dorado

Potremmo semplicemente definire Eldorado quel posto nel nostro immaginario in cui troveremo tante pepite d’oro e pietre preziose, in cui tutti vivono in pace tra loro godendosi la vita.

Ma esiste davvero ?

A giudicare dalla storia sembrerebbe che, pur non esistendo realmente, siamo tutti alla ricerca continua del mondo dorato. Verso la metà dell’800 in California, Nebraska, kansas si sperimentò qualcosa di simile. Si parte sempre da una causa scatenante che solitamente è rappresentato dal monotono lavoro quotidiano e dalla narrazione di qualche pioniere che si è arricchito inseguendo un sogno…

Nella fattispecie la vicenda ebbe inizio il 24 gennaio 1848, quando il pioniere svizzero Johan Suter (americanizzato in John Sutter) scoprì un filone del prezioso metallo. Sutter era arrivato in America nel 1834 in cerca di fortuna e si era stabilito sulle rive del fiume Sacramento. Lì ottenne dal governo messicano una concessione per costruire un fortino contro gli statunitensi. Nonostante il fatto che il territorio fosse stato invaso, Sutter stabilì buoni rapporti con i nuovi padroni. Il filone aurifero venne scoperto mentre si stava lavorando alla costruzione di una fabbrica.
Sutter tentò di mantenere segreta la notizia, ma questa si diffuse molto rapidamente e migliaia di cercatori accorsero da tutto il mondo. Centinaia di migliaia di cercatori d’oro, perlopiù improvvisati, poveri e disperati, si riversarono in california ed in particolare in Canada nel klondike ; cercavano la fortuna, che però arrise solamente ad una piccolissima minoranza.

Oggi, vorrei paragonare la ricerca della pepita d’oro più grossa, all ricerca della nuova Apple, Microsoft, facebook, Google. Non credo ci sia bisogno di parlare di chi si è arricchito negli ultimi 20 anni possedendo queste pepite. Oramai è storia. L’analisi che vorrei fare è se sia possibile andare alla ricerca di aziende prodigiose per arricchirsi da qui ai prossimi 20 anni. Per cercare di capire se ciò sia possibile, e se convenga spendere risorse e tempo per questo obiettivo, guardiamo la slide qui sotto

Distribuzione dell’extra rendimento dei singoli titoli vs. Russell 3000

L’immagine di cui sopra, riporta la distribuzione degli extra rendimenti annualizzati realizzati dai singoli titoli, appartenenti al più largo ed inclusivo indice USA. L’analisi è profonda sia come campione rappresentativo del mercato, che per lunghezza dell’orizzonte temporale analizzato, 40 anni.

Appare subito evidente come la parte destra del grafico ( quella con extra rendimenti positivi) sia meno popolata. Questo sta a significare che il numero di aziende, appartenenti all’indice, che ha superato quest’ultimo negli ultimi 40 anni è inferiore, nella maggioranza dei casi, al numero di aziende che invece ha sottoperformato l’indice stesso (parte sinistra).

Tradotto, sono poche le aziende che hanno fatto meglio, ma moltissime le aziende che hanno avuto un rendimento annualizzato peggiore dell’indice. Ma la nostra analisi deve occuparsi anche di un altro aspetto, ritenuto a ragione fondamentale per chi deve occuparsi di gestire ricchezza altrui. Analizzare il cosiddetto “worst case”. Vale a dire che, prima di guardare quanto potrei guadagnare, dovrei capire quanto potrei perdere nella situazione peggiore, prima di decidere se correre il rischio.

E qui viene il bello, ben 750 aziende circa di questo paniere, hanno avuto un extra rendimento inferiore del 70% dell’indice principale. Ben circa 2000 azioni, in questo arco temporale, hanno una extra performance negativa annualizzata (rispetto all’indice ) maggiore del 20% del rendimento dell’indice.

Dall’analisi emerge dunque che se ho formato un portafoglio concentrato su poche aziende, la probabilità di avere selezionato aziende/azioni che battono l’indice Russell 3000, gioca a mio sfavore. Ma anche che, la probabilità di perdere performance rispetto all’indice principale è molto alta. Ciò, dovrebbe dissipare ogni dubbio circa la reale possibilità di comporre per i prossimi 20 anni un portafoglio di singole azioni concentrato e pescate con l’idea di trovare le pepite più grosse setacciando nel mondo tra le 110.000 aziende quotate (senza tralasciare quelle che si quoteranno). La probabilità rasenta lo zero.

La morale è semplice. Non inseguiamo i sogni ma il pragmatismo. Il grosso delle nostre risorse finanziarie deve essere ampliamente diversificato e ciò è possibile farlo solo con l’acquisto di Fondi/ETF e risparmio gestito in generale. Se vogliamo costruirci un portafoglio di singole azioni per motivi di efficienza fiscale ad esempio o per semplice diletto occorre farlo con un minimo di diversificazione numerica (non meno di 40), per aree geografiche, capitalizzazione, settori e così via.

Diversamente se gioco deve essere divertiamoci diversamente.

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Informazioni su gianlucabati

Consulente finanziario Finecobank
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