One of my stocks dropped 30%, I wonder if I should sell.
“Una delle mie azioni ha perso il 30%, mi chiedo se è meglio vendere…”
I don’t think adding money to my portfolio is wise right now.
“Non penso che aggiungere soldi al mio portafoglio sia saggio ora”
I’m losing money right now; I don’t like it.
“Sto perdendo soldi in questo momento; Non mi piace”
The market is down today. What if it’s the beginning of the next crash?
“Il mercato è in ribasso oggi. Cosa succede se questo è l’inizio del prossimo crash ?”
I’m paralyzed in front of my computer; I just can’t click on the buy or sell buttons.
“Sono paralizzato davanti al mio computer; Non riesco a cliccare sul tasto compra o vendi”
Queste sono alcuni stralci di frasi, che ho trovato recentemente sul web navigando tra forum di finanza, blogger e financial advisor, di risparmiatori certamente preoccupati. Ho citato testualmente, riportando le frasi in lingua originale, perchè forse danno maggiormente l’idea dello stato confusionale in cui queste persone si trovano. Confusione, ansia e paura che spesso derivano dall’ignoranza, nel senso buono del termine, di ciò che sta accadendo, della scarsa conoscenza della storia dei mkt e dal non aver preparato per tempo un piano B.
E allora parliamo della conoscenza, come tassello principale per costruire la nostra confidenza in ciò che facciamo, fugare i dubbi e mantenere la barra dritta nelle situazioni in cui la maggior parte di noi mette in dubbio tutto. Un buon grado di conoscenza della storia dei mkt, dalla loro origine fino ai nostri giorni, può infatti aiutarci a comprendere che la situazione che stiamo affrontando. Perchè non è la prima volta che si presenta e non sarà certamente l’ultima. Non è una punizione divina che è arrivata dal cielo per colpire me, ma una caratteristica intrinseca dei mkt che potremmo semplicemente definire volatilità. (ovvero dispersione dei rendimenti dalla loro media storica). Se conoscessimo la storia dei mercati negli anni, sapremmo anche, che è proprio dopo anni estremamente volatili che è arrivato puntualmente il premio per l’investitore. Ma non per tutti, solo per quelli pazienti. Qualcuno dice, con tanto buon senso, che occorra in questi momenti sviluppare come una letargia, una sorta di pigrizia, per domare quell’emotività che ci condurrebbe a fare gravi errori.
Quindi, mi propongo di aiutare gli investitori spaventati, con questo post, dissipando una parte della loro “ignoranza” attraverso una tabella che esprime dal 1928 ad oggi i rendimenti annuali del maggiore mercato al mondo ovvero quello americano. Nella prima colonna visualizzeremo i rendimenti annuali del principale indice azionario, nella seconda del governativo decennale, e nella terza di un portafoglio composto per il 60% dall’indice azionario e per il 40% da obbligazioni. Tutto in valuta domestica.

Il perchè di questa tabella è presto detto. Oggi giorno è raro trovare chi ha solo un portafoglio interamente azionario. Più frequentemente siamo investitori con portafogli bilanciati con diversi gradi di rischio. L’obiezione che mi potrebbe essere mossa a questo punto alla mia analisi, potrebbe essere relativa al fatto che stiamo considerando dati USA. Vero, tuttavia in un portafoglio world, gli USA rappresenterebbero circa il 65%, per cui se sovrapponiamo un indice USA ad uno World le conclusioni a cui arriveremmo sarebbero molto simili non cambiando la sostanza dell’analisi. Non ci interessa in questa sede sapere che distanza dovremo coprire esattamente per andare da A a B ma che la direzione sia corretta.
La prima cosa che, anche ad un profano, dovrebbe balzare all’occhio, è il colore prevalente. Vi chiedo di dirmi ad una prima occhiata, qual’è il colore della tabella che vi cattura, che vi sembra prevalere …
Dite la verità, lo avete individuato immediatamente…ma certo il verde !
Bene, allora andiamo a mettere a terra il significato del colore verde di questa tabella. Significa che per la maggioranza del tempo, dal 1928 ad oggi, l’investitore diligente azionario, obbligazionario e bilanciato avrebbe avuto ritorni positivi dai propri investimenti.
Si contano sulle punta delle dita gli anni che hanno presentato rendimenti negativi, contemporaneamente su tutte e tre le classi di investimento: azioni, obbligazioni, portafogli bilanciati.
Si tratta degli anni evidenziati in giallo, ovvero il 1931, 1941, 1969, 2018 e …2022.
Ebbene, gli anni successivi sono sempre stati anni in cui, almeno una, ma più spesso tutte e tre le classi di investimento, hanno avuto ritorni positivi o molto positivi. Perfino dopo il tremendo 1941, nel pieno della seconda guerra mondiale, un conflitto dagli esiti ancora incerti, il mercato ha premiato gli investitori pazienti e fiduciosi con rendimenti a doppia cifra su tutte e tre le classi di investimento.
Che insegnamento ne possiamo trarre:
che se abbiamo un portafoglio che ha azioni ed obbligazioni, ad esempio un’allocazione 60% azioni e 40% obbligazioni, non dobbiamo temere nulla ma essere solo pazienti per andare a raccogliere i rendimenti e le opportunità che il mercato, inevitabilmente, ci offrirà.
che la volatilità che dovremo attenderci, sarà meno della metà di quella di un portafoglio totalmente azionario. Che i tempi di recupero saranno molto più brevi dell’azionario e che dunque questi sono momenti in cui un portafoglio 60/40 non va venduto ma magari implementato con un’ottica di medio termine.
Ma se vi ricordate bene, all’inizio dell’articolo, vi ho detto che le ansie vengono scatenate dalla non conoscenza e dalla mancanza di un piano B.
Vi spiego cosa intendo per piano B. Il piano B è il metodo o i metodi che ho scelto di applicare alla gestione del mio patrimonio. Ad esempio, potrei avere aperto dei piani di accumulazione in fondi/etf e deciso preventivamente di attuare dei versamenti aggiuntivi quando il mercato perde il 20% o viceversa di fare dei rimborsi quando il mkt performa un +30%. Potrei avere un portafoglio bilanciato 50/50 gestito in maniera statica. In questo caso la metodologia che potrei perseguire è quella di ribilanciare i pesi delle asset nel portafoglio periodicamente ad esempio ogni anno per riportare il portafoglio in equilibrio. Oppure potrei avere un portafoglio che vorrei gestire in maniera dinamica seguendo una strategia trend following per cui seguirò un sistema che mi dirà quando andare al 30% di azionario o al 70% di azionario. Ancora, potrei aver tenuto della liquidità in portafoglio, da utilizzare quando il mkt scenderà sotto certi livelli che mi ero prefissato.
Questi sono i piani B !
Tutte le metodologie preventive implementate che ci consentono di evitare errori di valutazione generati da un’errata interpretazione delle informazioni in possesso. E’ noto infatti che l’uomo tende a risolvere un problema con la soluzione più semplice ed immediata, ma che spesso, non è la soluzione migliore.
Ricapitolando, un’adeguata conoscenza della storia dei mercati unita ad un piano B nel caso qualcosa vada per il verso sbagliato, sono i pilastri necessari per controllare i nostri Animal Spirits ovvero la nostra emotività, come soleva chiamarla John Maynard Keynes !