In questo breve articolo, vorrei rinnovare nei miei lettori “diversamente” giovani, l’invito a riflettere sul dopo di noi. L’occasione, ripetuta negli ultimi tempi, di aver assistito all’apertura di successioni che hanno prodotto effetti indesiderati sui beneficiari dei patrimoni, mi ha spinto a riprendere l’argomento sperando di fornirvi qualche utile input.
Si, lo so, a nessuno di noi fa piacere pianificare il proprio patrimonio in anticipo prima della propria dipartita. Allontanare quel momento ha un effetto esorcizzante tuttavia siamo certi che sarà impossibile farlo dopo…
Ma cosa succede quando si passa a migliore vita dal punto di vista patrimoniale.
Alla morte del de cuius si apre la successione che in mancanza di testamento viene chiamata legittima. L’eredità si devolve per legge al coniuge, ai figli e ai parenti fino al sesto grado; in mancanza di questi soggetti sarà lo Stato che risponderà dei debiti ereditari solo entro il limite dei crediti che rientrano nel patrimonio ereditario. Gli eredi entrano in possesso di tutti i beni che cadono in successione. Tra questi beni, che vanno a formare il patrimonio ereditario, vi potranno essere beni mobili (qualsiasi oggetto, denaro, preziosi, e simili) e beni immobili (appartamenti, case, anche in locazione).
Operativamente i chiamati all’eredità, dovranno presentare allo Stato entro 12 mesi attraverso una dichiarazione di successione, il subentro al patrimonio ereditato.
Una volta presentata la dichiarazione, anche se dopo la scadenza del termine di presentazione, ma prima che l’Agenzia delle entrate abbia provveduto a notificare l’accertamento d’ufficio, quest’ultimo liquida l’imposta in base ai risultati della dichiarazione. Questa deve essere pagata, ai sensi dell’articolo 36 del Testo Unico, dagli eredi, in solido per quanto dovuto da loro e dai legatari, dai chiamati all’eredità
nel possesso dei beni ereditari e nel limite del valore di questi e dai legatari relativamente ai propri legati.
Una volta calcolata la base imponibile, si può procedere ad applicare sulla stessa le imposte di successione, con le aliquote che saranno a loro volta stabilite sulla base del rapporto di parentela che intercorre tra il dante causa e l’avente causa.
In maggior dettaglio, le imposte sono pari al:
- 4% nei confronti del coniuge e dei parenti in linea retta (presente una franchigia di 1 mln euro per ciascun beneficiario);
- 6% nei confronti degli altri parenti fino al quarto grado e degli affini in linea retta, nonché degli affini in linea collaterale fino al terzo grado (presente una franchigia di 100 mila euro per ciascun fratello o sorella);
- 8% nei confronti degli altri soggetti
Le imposte ipotecarie, catastali e di bollo relative agli immobili invece devono essere autoliquidate dagli eredi e dai legatari e versate tramite modello F23 che dev’essere allegato alla dichiarazione in copia.
Non voglio tuttavia in questa sede occuparmi dell’aspetto operativo amministrativo ma offrire spunti di riflessione sulle conseguenze, dal punto di vista patrimoniale, che impatteranno sugli eredi e quali strumenti ha a disposizione ciascuno di noi per assicurare un passaggio ordinato e auspicato dei propri asset patrimoniali.
In Italia il patrimonio delle famiglie è fortemente sbilanciato verso l’immobiliare. Di qui partirò per segnalarvi che uno dei casi più frequenti a cui assisto è quello in cui gli eredi ricevono un patrimonio immobiliare indivisibile o gravato da irregolarità che ne impediscono anche la vendita. A volte, quando il numero di eredi è elevato, queste situazioni impediscono ai beneficiari di trovare una soluzione in tempi brevi e finiscono spesso in litigi ed controversie giudiziali. La difficoltà di accettare una perizia ritenuta equa, il frazionamento degli immobili su più beneficiari ed eventuali irregolarità catastali degli immobili, gravano di preoccupazioni gli eredi che si trovano a dover aspettare anni per entrare nella disponibilità dell’immobile per poi poter decidere cosa fare.
Senza entrare nel merito delle “donazioni” e delle peculiarità di questo atto da vivo che i notai sconsigliano, ma che potrebbe già essere una prima soluzione, potremmo parlare del testamento. Si tratta di un atto scritto con il quale una persona dispone delle proprie sostanze, in tutto o in parte, per il tempo susseguente alla sua morte. Uno strumento molto efficace per risolvere il problema di una equa ripartizione del patrimonio immobiliare e comunque secondo il volere del testatore. Quest’ultimo, infatti, conosce i suoi beneficiari, i loro gusti, le loro esigenze e le loro situazioni patrimoniali e nessuno meglio di lui può pianificare una successione immobiliare destinando l’immobile A a Caio, l’immobile B a Tizio e magari l’immobile C a Sempronio. In questo modo Caio, Tizio e Sempronio non riceveranno una quota di ciascun immobile magari indivisibile ed in compropietà, ma un immobile ciascuno, di cui potranno disporre liberamente. Ovviamente il testamento dovrà essere scritto in modo tale che non ci sia una lesione della quota legittima spettante a ciascun legittimario, pena esercizio azione di riduzione da parte degli eredi lesi. Quindi, per quanto il testamento possa essere scritto da ciascuno di noi di proprio pugno, sarebbe opportuno redigerlo con l’aiuto di un legale per evitare queste ultime problematiche. Visto anche il verificarsi frequente del mancato allineamento dell’immobile con il catasto, per non parlare delle situazioni più gravi di irregolarità non sanate, potrebbe anche essere l’occasione per sistemare le cose prima che la patata bollente cada nelle mani degli eredi. Infatti la chiamata necessaria ed indispensabile, per poter disporre dell’immobile come si vuole, all’allineamento catastale prevede anche il sostenimento di costi importanti che inevitabilmente e spiacevolmente dovranno essere sostenuti dagli eredi. In un testamento anche di questo aspetto si potrà e dovrà tenere conto, gestendo attivamente la quota disponibile. Infatti Il testatore, può disporre solo di una quota del proprio patrimonio, che varia tra un quarto e la metà dell’intero asse ereditario. Questa quota consente così al testatore di riequilibrare a proprio piacimento, e nel rispetto della sua volontà da vivo, le quote destinate agli eredi/legatari.
Senza entrare in questa sede nella sfera degli strumenti utilizzabili in vita, per predisporre una successione “ordinata” quali le donazioni, le polizze vita, le fiduciarie, il fondo patrimoniale, i patti di famiglia, i trust, sarebbe auspicabile che ognuno di noi facesse un check di pianificazione successoria insieme al proprio consulente finanziario.
Quest’ultimo ha a disposizione
Un “Tool di analisi patrimoniale e successoria“, che consente di analizzare la situazione patrimoniale globale del cliente. Tale strumento si caratterizza per tre passaggi logici fondamentali, ciascuno rispondente a una determinata finalità:
- censire l’attuale situazione patrimoniale e familiare del cliente, per fornirne una sorta di “fotografia” il più dettagliata ed esaustiva possibile;
- simulare gli effetti di una successione secondo le ordinarie norme civilistiche (successione ex lege), per evidenziare le conseguenze di una devoluzione patrimoniale non pianificata, con le relative criticità (in termini, ad es., di fruibilità, lesione della quota di riserva, erosione delle franchigie previste per l’imposta di successione e donazione etc.);
- simulare gli effetti di una successione testamentaria, per valutare le conseguenze di una pianificazione patrimoniale attuata secondo i desiderata del cliente, con la possibilità di modificarla fino ad ottenere la soluzione preferita (“fine-tuning”).
Come sempre, sono solito dire, usatemi.