
Oggi usciamo dal tema mercati finanziari per occuparci di previdenza complementare. Certo, meno eccitante ed affascinante dei mercati fiannziari o del tema intelligenza artificiale, ma sicuramente molto più impattante sulla nostra vita. E la dimostrazione di quello che vi dico, è data dal fatto che l’articolo più letto di sempre dall’apertura del mio blog è “abbattere il reddito imponibile con i fondi pensione”
Non ho intenzione di tediarvi con tutti i vantaggi del fondo pensione spiegandoveli nel dettaglio ma forse un piccolo riassunto a punti può essere utile:
-deducibilità fino a 5164,57 euro annuale anche se versati per figli a carico
-bonus giovani con possibilità di dedurre dal reddito contributi eccedenti 5164,57 euro
-tassazione delle plus al 20% anzichè al 26% e esenzione imposta di bollo 0,20%
-tassazione a scadenza dei premi dedotti sia per prestazione in capitale che rendita al 15% riducibile al 9%
-esenzione dalle imposte di successione
Va da se che, la diretta conseguenza dei punti di cui sopra, è considerare un crimine lasciare il TFR in azienda, prchchè quando verrà erogato sarà tassato all’aliquota media degli ultimi 5 anni. Lasciatemi pur dire che è folle sia per l’azienda che per il lavoratore. Entrambi non stanno facendo una scelta razionale e di certo il lavoratore non sta facendo i propri interessi. Sottolineo infatti l’esistenza dell’obbligatorietà nei fondi negoziali del datore di lavoro, di versare una % mensile della busta paga nel fondo pensione, che si perderebbe laddove il TFR fosse lasciato in azienda.
Bene, questi sono solo alcuni dei vantaggi oggettivi fiscali di cui gode il fondo pensione dall’introduzione della normativa, che da soli sarebbero sufficienti a giustificare immediatamente l’adesione di un lavoratore dipendente e di un autonomo ad un fondo pensione negoziale/aperto. In questa sede tralasciamo anche altri vantaggi quali, il differimento d’imposta e conseguente rendimento maggiore rispetto ad un’altra forma d’investimento a parità di rendimento, la facoltà di avere una rendita vitalizia a scadenza che faccia in modo che io non sopravviva ai miei soldi, la possibilità di designare un beneficiario in caso morte prima della prestazione diverso dagli eredi legittimi, impignorabilità ed insequestrabilità. Insomma un potente strumento di pianificazione finanziaria e successoria ma che viene spesso ignorato dai più.
Già, perchè mettersi a tavolino a ragionare sul decreto legge fondi pensione, e approfondire tematiche fiscali, finanziarie e successorie, è noioso. Parlare di quanto potrei guadagnare da un capitale investito da qui ad un anno, magari facendo congetture e ragionando su cifre irrisorie che anche se raddoppiate non farebbero la differenza nella mia vita, è molto più interessante.
Inoltre c’è l’abitudine del pensare “hic et nunc”, qui ed ora rimandando decisioni che potrebbero sembrare complicate, pensando di poter rimediare in qualche modo poi. Ma dimenticando che l’effetto “magia del rendimento composto” funziona solo se abbiamo molto tempo davanti.
Ma forse la resistenza maggiore, è rappresentata dal pensare che al raggiungimento della prestazione di anzianità/vecchiaia erogata dallo stato (con un gap da colmare sempre più amplio), posso accedere al montante fondo pensione solo con erogazione 50% capitale e 50% rendita. E qui gli Italiani non sono avezzi a ragionare in termini di rendita vitaliza perchè poi mi dicono… e se muoio presto ?
Beh rispondo io, c’è lo stesso problema con la pensione pubblica una volta iniziata l’erogazione, ma come per la pensione pubblica c’è anche nel fondo pensione la possibilità di chiedere la reversibilità su un’altra testa ad esempio il coniuge.
E così il governo nel 2018 raccoglie questa preoccupazione degli Italiani che gradiscono il capitale e non la rendita…e va dritto alla risoluzione del problema introducendo R.I.T.A.
Non si tratta di una bella signora , ma dell’acronimo di rendita integrativa temporanea anticipata, che permette di accedere prima del raggiungimento della pensione di vecchiaia (oggi 67 anni) ad una erogazione frazionata del montante del fondo pensione accumulato. In particolare i requisiti per l’accesso sono:
-cessazione rapporto lavoro
-non più di 5 anni alla maturazione della pensione di vecchiaia
-requisito contributivo minimo di 20 anni
-5 anni di permanenza nel sistema previdenziale complementare
oppure
-inoccupazione superiore a 24 mesi
-non più di 10 anni alla maturazione dell’età pensione vecchiaia
-5 anni permanenza nel sistema previdenza complementare
In questo modo, in pratica, possiamo ottenere l’erogazione di tutto il montante maturato o una sua parte a scelta dell’aderente.
Last but non the least, è anche possibile chiedere prima del pensionamento, la restituzione del montante totale ad esempio e lasciare aperto il fondo pensione per poter versare anche successivamente al fondo pensione ancora aperto per benefici fiscali.
In caso di decesso dell’iscritto al fondo pensione durante l’erogazione della rendita R.I.T.A. la parte rimanente non ancora riscattata non entreà nell’asse ereditario, non sconterà l’imposta di successione e sarà riscattata da eredi/beneficiari.
Concludo dicendo che, anche l’ultima resistenza, ovvero l’indisponibilità del capitale versato nel fondo pensione (TFR, contributi volontari e datore lavoro) più interessi, non ha più alcun senso. Io non posso e non devo convincere nessuno ma devo informare perchè questo è il mio lavoro e ciò per cui sono pagato. A voi ora l’invito all’azione.