Cosa vorrebbe sentirsi dire il risparmiatore

Scrivo sempre per raccontare qualcosa di attuale che possa essere informativo, educativo e creare spunti di riflessione. Scrivo da un punto di vista privilegiato, essendo a contatto quotidianamente con persone molto diverse ed apparentemente con pochi punti di contatto ma che se analizzati nel loro insieme hanno molto in comune. Mettendomi dall’altra parte della scrivania a volte immagino di essere intervistato e a volte ….mi sento parte dell’uomo della strada con la parte emotiva del cervello che prende il sopravvento sulla parte razionale.

Ciò succede perchè l’ “homo oeconomicus” non esiste e dunque le nostre decisioni il più delle volte non sono razionali. Ma quindi come ragiona l’investitore e cosa chiede ? Ciò che chiede esiste in finanza oggi ? Chiede cose fuori dal mondo o cose ragionevoli ?

Veniamo al dunque e parliamo di cosa chiede il risparmiatore da un investimento sulla base dell’evidenza empirica:

Il tasso !

Intendendo con il tasso un rendimento dai propri soldi ritenuto soddisfacente e quantificabile tra il 3% ed il 5% annuo. Ovviamente certo e senza vincoli di durata !

Questa richiesta è ragionevole ?  Ma sopratutto oggi esiste ?

 

Dalla tabella sopra appare evidente come i rendimenti fino a 2 anni per i maggiori paesi al mondo siano compresi tra lo -0,62% della Germania all’8,60% del Brasile. Vale a dire che il tasso di interesse annuo lordo a 2 anni in euro al netto della ritenuta fiscale e del bollo è zero nelle migliori delle ipotesi. Salvo poi investire in paesi quali il Brasile in valuta domestica e pregare che vada tutto per il verso giusto sopportando rischio emittente e valuta. Ma anche evitando il rischio Brasile siamo così sicuri che investire in governativi europei quali Italia, Spagna ci metta al riparo da rischi ? Certamente in Euro non ho il rischio cambio ma quanto al rischio emittente non possiamo mettere la mano sul fuoco visti i precedenti  Grecia.

Dunque quello che stanno chiedendo i risparmiatori oggi non solo non è possibile ma è anche irragionevole. Con questo non voglio dire che essi non devono fare il loro lavoro ma la mia categoria professionale non può accondiscendere alla mera richiesta tasso.

Il rischio è infatti quello di staccare al cliente il tasso promesso prendendolo dal capitale e dunque quello di uccidere la pecora e conseguentemente di non poterla più tosare ogni anno per prendere la lana. Solo prendendo dei rischi sulle valute, durate ed emittenti oggi è possibile rincorrere quel sogno sulla parte obbligazionaria. Ma allora quali richieste sarebbero ragionevoli ?

Per cercare di spiegare cosa dovrebbero chiedere ai propri consulenti e ciò che essi potrebbero fare, vi parlo della piramide di Abrahm Maslow (psicologo 1908-1970) adattata e prestata alla finanza. Maslow concepì una piramide suddivisa in 5 livelli con alla base i bisogni fisiologici e primordiali, come ad esempio il mangiare o dormire. Man mano che vengono soddisfatti i bisogni all’interno di un livello della piramide, si passa a cercare di soddisfare quelli appartenenti al livello superiore.

Possiamo trasformare questi bisogni fisiologici in bisogni finanziari in questo modo

E allora avremo alla base il bisogno di protezione (casa, morte, invalidità, perdita lavoro, debito residuo etc) che deve essere soddisfatto con specifici strumenti finanziari/assicurativi. Poi avremo lo strato della liquidità che potrà essere rappresentato dagli strumenti finanziari a vista o a breve termine (c/c, conti deposito,  etc). Liquidità per le spese correnti o per  progetti a brevissimo termine. Al gradino successivo troviamo la necessità di avere una riserva che va a coprire spese impreviste che possono sopraggiungere improvvisamente. Questa parte deve essere gestita con strumenti finanziari liquidabili immediatamente e dunque facenti parte del mercato monetario (obbligazioni a breve termine, tasso variabile etc). Ancora più in alto troviamo i due strati su cui un consulente finanziario può e vorrebbe lavorare di più ma ahime sono spesso i due strati meno ampli. Si tratta della necessità di investimento. Parliamo di quella parte della nostra disponibilità che non ci servirà per n anni e che sarà destinata a progetti ed esigenze di lungo termine quali, previdenza, seconda casa e così via. Questa parte dovrebbe essere investita a livello globale con una prevalenza del comparto azionario con strumenti e modalità specifiche. Ma veniamo all’extra rendimento ovvero alla punta della piramide. A questa parte solitamente si destinano poche risorse poichè è la parte del proprio patrimonio più speculativa, quella attraverso la quale cerco di realizzare un extra rendimento con la consapevolezza che potrei anche realizzare una maxi  perdita sull’investito.

L’ampiezza dei vari strati può essere più o meno estesa in base al proprio profilo di rischio.

Forse sono discorsi noiosi che non interessano ed incuriosiscono la gente come il tasso di interesse ma porterebbero un pò di ordine nei portafogli e sposterebbero l’attenzione da una chimera alla pianificazione finanziaria.

 

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Informazioni su gianlucabati

Consulente finanziario Finecobank
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