Bene, anche la Banca centrale Giapponese ha implementato il QE.. ” di altri 10-20 mila miliardi di yen l’anno, portandolo a circa 80 mila miliardi di yen (pari 583 miliardi di euro), ampliando anche il programma di acquisto asset – L’obiettivo dell’ inflazione al 2% nel 2015 è ancora lontano….” ragione per cui occorre stampare moneta ! Quando nel 2008 iniziò la politica monetaria ultra espansiva degli Stati Uniti, che prevedeva tassi zero e dollari distribuiti a pioggia da Bernanke, il mondo intero guardava con sospetto. Si diceva ad esempio che avrebbe creato un inflazione che sarebbe andata fuori controllo, oppure che non necessariamente l’iniezione di liquidità avrebbe giovato alla ripresa economica perchè il cavallo a volte non beve anche se gli porti l’acqua. Ebbene, 5 anni dopo le Banche centrali ed i governi di tutto il mondo guardano i risultati e scoprono che la cura ha funzionato. Ha creato occupazione, PIL e, sorpresa, l’inflazione non è aumentata. Quindi le Banche Centrali a ruota iniziano politiche monetarie ultra espansive dalla Banca Centrale Inglese alla Banca Centrale Giapponese. La Banca centrale Europea per ora sta guardando alla finestra con sospetto queste politiche monetarie inusuali e “non convenzionali” messe in atto. In questa sede non desidero schierarmi a favore o contro tali politiche monetarie ma vorrei fare riflettere il mio lettore sulla rischiosità e sulla opportunità di queste manovre nella gestione degli investimenti. Infatti questi provvedimenti delle Banche centrali hanno il potere di muovere masse di denaro enormi da una asset all’altra creando inizialmente grandissime opportunità per gli investitori ma probabilmente cocenti perdite nel caso in cui tali politiche messe in campo non creino gli effetti sperati. Il caso Giappone è un buon esempio di questa teoria poichè dopo la notizia di questi giorni dell’implementazione del QE, già in atto, il maggiore fondo pensione statale del paese nipponico, nonchè del mondo, ha annunciato di volere raddoppiare l’investimento in azioni vendendo parte dei governativi. Praticamente ogni annuncio di QE è benzina per i mercati azionari. Ma è come se si desse per scontato che dare la morfina all’ammalato non creerà sicuramente dipendenza e si potrà smettere la somministrazione quando si vuole. Il paziente sarà guarito e starà bene anche senza la droga. Il mio intento non è quello di screditare queste politiche monetarie inusuali e non convenzionali ma quello di mettere in guardia coloro i quali pensano che il carrello dei cocktails non verrà mai tolto dalla festa. In altri termini quando la festa sarà finita le economie del mondo saranno in grado di camminare da sole ?
Credo che solo il tempo ci darà una risposta ma allora nel frattempo che fare ?
In una fase come quella attuale le obbligazioni sono a rischio in quanto i tassi sono a zero o vicini sulle varie scadenze a zero e se le cure funzionano sarà difficile che non parta l’inflazione ed il repentino rialzo dei tassi. L’altro asset tradizionalmente rischioso come le azioni sembrano le meno rischiose in questa fase. Vero, hanno corso dal 2009 ad oggi, tuttavia è forse l’unica asset oggi in cui esiste un premio per il rischio discreto. Gli investitori prendono a prestito a tassi zero ed investono in azioni creando un fenomeno di “imitazione”. A loro volta le aziende (quelle che non hanno chiuso) si sono ristrutturate durante la crisi ed oggi appaiono più capitalizzate e maggiormente in salute di come erano anni fa. Le materie prime, che sono l’altra asset da prendere in considerazione, continuano a scendere.
Dunque ancora mercato azionario poichè, al di la di tutte queste belle parole, il trend rialzista di medio lungo termine partito nel marzo 2009 è ancora intatto e fino a prova contraria (inversione) seguiamo il trend. Solo una metodologia quantitativa potrà aiutarci e fornirci indicazioni su dove siamo e su cosa fare. Indipendentemente da quello che leggiamo o pensiamo, sarà il mercato a dirci se stare dentro o fuori. Osserviamo dunque i quattro mercati che più rappresentano i mercati azionari mondiali (USA, Europa, Emergenti e Giappone) e vediamo dal punto di vista tecnico se dovremmo mantenere le posizioni o vendere.
USA
Europa
Emergente
Giappone
La penetrazione della linea arancione dall’alto verso il basso della linea verde ci da un segnale che unito ad un trailing stop ci dice se in questo momento il trend è rialzista o ribassista.
Chiaramente, appare evidente come la situazione migliore sia quella americana, tuttavia anche gli altri mercati offrono un quadro invariato anche dopo la recente correzione.Il trend rialzista permane in tutti e quattro i mercati.
Il sistema di trading qui utilizzato è tarato per fare poche operazioni e per cogliere i trend di medio/lungo periodo cercando di farci evitare i trend ribassisti. Ricordo che il mercato da sempre si muove per trend (direzioni) che durano (sia al ribasso che al rialzo) per degli anni. Riuscire ad individuare questi trend ci evita di essere nel mercato azionario quando questo perde rovinosamente come nel 2000-2003, 2007-2009, etc. Ricordo altresi che i periodi di rialzo sono maggiori nella frequenza e nell’intensità dei periodi ribassisti. A titolo di esempio condivido un foglio di excell che mostra una metodologia basata su una media mobile semplice (SMA) a 10 e 12 mesi applicata all’indice più importante al mondo ovvero l’S&P500 americano. Il sistema da me adottato è un pò più sofisticato e comporta meno falsi segnali o come vengono definiti in gergo “rumori”. Tuttavia il concetto è quello delle medie mobili applicate ad una serie storica per avere segnali di acquisto/vendita. Ebbene, nell’immagine qui sotto, potrete visualizzare l’operatività di un sistema basato sulle medie mobili a 10 mesi e 12 mesi con l’intersezione dei prezzi storici. Noterete mensilmente anche l’indicazione di equity (azionario) o cash (liquidità).
Ribadisco, come potete vedere dai grafici a cui ho applicato il mio trading system, utilizzo l’intersezione delle due medie da me ottimizzate e non una media mobile semplice a 10 mesi e 12 mesi come nell’esempio qui sopra. Ma anche e solo quest’ultime sarebbero bastate ad evitare periodi fortemente negativi lasciando correre i profitti e tagliando le perdite !
P.S: lettura consigliata A Quantitative Approach to tactical asset allocation
La liquidità di cui si parla è prestata, non regalata. Stampare banconote e prestarle chiedendo che vengano restituite con lauti interessi non può muovere inflazione, in assenza di crescita fisica soggiacente. Per inflazionare occorrerebbe regalare le banconote ai cittadini (anni ’70….), una cosa che nessuno ha voluto fare. Per adesso ci limitiamo a guardare le bollicine speculative gonfiarsi e sgonfiarsi, domani si vedrà?