E’ il mercato sopravvalutato ?

Se mi leggete sapete come la penso sui mercati azionari cioè che il trend è nostro amico e dunque sarà solo seguendo lui che sapremo se investire nell’equity o no. Ed in questo momento, il trend di medio lungo sul mercato azionario globale è rialzista. Ma questo significa che l’asset di un cliente propenso ad accettare il rischio e con un orizzonte lungo debba essere interamente investito nell’equity in questo momento ? Per darci una risposta potremmo chiederci se il mercato è equamente valutato !
Certo direte voi, ma come facciamo a saperlo ? In realtà vi dico sempre che affidarsi agli sciamani può produrre brutte sorprese e non ho cambiato idea in proposito ma un aiuto potrebbe arrivare dall’analisi fondamentale applicata ai mercati azionari. Senza addentrarci troppo in questa materia, potremmo dire che l’analisi fondamentale applicata al mercato azionario ci aiuta a determinare il suo valore intrinseco o fair value. Benjamin Graham è considerato il padre indiscusso del value investing ovvero di investire scegliendo i fondamentali dei titoli. Uno dei principali indicatori utilizzati nella disciplina è il rapporto prezzo/utile che esprime quante volte pago gli utili di una azienda. Questo rapporto mi dice anche quanti anni mi occorrono per rientrare dell’investimento, quando inizierò a guadagnare dall’investimento fatto e in altre parole il tempo necessario perchè gli utili siano uguali al prezzo dell’azione. Chiaramente più il rapporto è basso e migliore è la posizione dell’investitore in prospettiva. Qui sotto potete vedere un modello basato sui P/E utilizzato da Robert Shiller  premio nobel per l’economia nel 2013 per i suoi studi per le sue analisi empiriche sui prezzi delle attività finanziarie. Ha inventato il ciclically adjusted price earning che utilizza la media degli utili degli ultimi 10 anni, dato meno volatile e più affidabile. Qui sotto potete vedere un grafico del mercato principale al mondo e di quello su cui abbiamo più dati ovvero S&P500 della borsa americana. Il grafico mostra con il tratto in neretto il suo andamento dal 1871 ad oggi con una retta di regressione esponenziale. La direzione del mercato è, nel tempo, chiaramente rialzista ma come potete vedere, a volte l’indice è stato sopra la retta ed a volte sotto la retta. Si tratta del concetto per cui l’indice nel tempo tende a seguire questa retta e dunque può stare sopra o sotto per del tempo ma alla fine ritorna in media. La parte più interessante dell’immagine è quindi il rapporto prezzo utile dell’indice calcolato con il metodo di Shiller. Come possiamo vedere tale rapporto si è mosso da un minimo segnato nel 1920 di 4,8 ad un massimo segnato nel 2000 con un 44,2. Solo prendendo questi due esempi estremi possiamo renderci conto dell’utilità di questo indicatore. Infatti nel 1920 è iniziato (come potete vedere il grafico sopra) un rally del mercato azionario americano che ha portato l’indice S&P 500 da 6,50 a 31,30 nel settembre del 1929. Un rendimento stratosferico dell’indice rispetto alla sua media storica del 7% annuo in termini reali. Possiamo dire che nei 5 e 10 anni successivi al 1920 il rendimento dell’s&p 500 è stato magnificamente superiore alla media storica ovvero si è registrato un extra rendimento. Guardiamo l’altro esempio che ci pone dal lato opposto ovvero quando il P/E 10 si è portato a 44,2 nel 2000. In quella data l’indice s&P 500 era a 1552 punti,   5 anni dopo a 1229 e 10 anni dopo a 1180 !

Chi avesse investito in quell’anno con un P/E10 così alto dopo 10 anni non avrebbe raccolto nulla ma sarebbe stato in attesa ancora qualche anno prima di raccogliere i frutti. Ma allora dopo tutta questa premessa che fare ora ?

Ritorniamo alle mia prefazione in cui dico che, fermo restando la conoscenza del cliente, la sua propensione al rischio e le sue esigenze,  occorre sapere dove siamo per decidere se sottopesare l’equity o sovrappesarlo. La maggioranza delle persone investono vedendo solo bianco e nero e alle stesse piace sapere se deve avere azioni o no. Purtroppo non è possibile, salvo facendo grandi errori, essere dentro totalmente o fuori totalmente perchè non è possibile prevedere i mercati.  Ma per un buon consulente è necessario sapere che se ad esempio ho un profilo prudente con un 20% di azionario internazionale in questo momento con un rapporto PE10 a 30, e dunque superiore alla sua media storica, lo tengo al 10%. Cioè sottopeso il portafoglio sulla parte equity. Perchè non la elimino, direte voi, sapendo che il mercato con buona probabilità è sopravvalutato ?

Perchè la sotto/sopra valutazione del mercato, come insegna la storia, potrebbe potrarsi nel tempo ( come è accadduto dal 1995 al 2000 e dunque stare completamente fuori potrebbe arrecarmi dei danni in termini di mancata performance. Sarà il trading system che uso ad indicarmi invece quando il trend di medio lungo periodo si deteriora ed il mercato sta invertendo e diventando orso. In quel momento quindi intervengo radicalmente riducendo l’equity. Quindi oggi sottopeso il portafoglio rispetto a quello che dovrei avere nell’equity e domani, quando il trading system ci darà i segnali di uscita riduco l’esposizione drasticamente fino a nuovo segnale di entrata.

Abbiamo così parlato di un altro strumento nella nostra cassetta degli attrezzi che si rivela utile per fare delle scelte consapevoli. So che molti di voi non amano usare gli “attrezzi”  ed è per questo che mi propongo io come vostro artigiano.

 

 

 

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Informazioni su gianlucabati

Consulente finanziario Finecobank
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